In fila per tre col resto di due

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Va in archivio l’80^ 24 Heures du Mans, la più famosa maratona automobilistica del mondo. Tre Audi sui 3 gradini del podio e le due Toyota a bocca asciutta, ma consapevoli della propria forza. In mezzo una serie di colpi di scena che sono pura normalità di una 24 Ore.

Per dirla tutta, le sorprese sono iniziate mesi fa, nel momento in cui i vertici di Peugeot, sedutisi al tavolo del CDA, prendono la decisione di rinunciare alla gara della Sarthe, che nel 2011 hanno comunque rischiato di vincere. La crisi finanziaria che sta colpendo un po’ tutte le case automobilistiche europee lascia aperta solo una porta, quella d’uscita. I francesi sanno di poter dominare, ma la decisione è presa. Audi mal digerisce la notizia, conscia del detto “niente rivali, niente gloria”.

Ma c’è la proposta Toyota sul piatto dell’ACO, desiderosa di prendere parte al nuovo regolamento che promuove l’efficienza energetica delle vetture. Niente di meglio per pubblicizzare un prodotto che i giapponesi usano già da tempo. Il recupero di energia. Detto in parole semplici un volano carica l’energia prodotta in frenata in appositi accumulatori, che poi viene restituita come potenza supplementare. Audi nel frattempo sta già sviluppando un prodotto simile denominato E-Tron Quattro, anche se il funzionamento è diverso. La potenza, nel caso dei tedeschi, viene riutilizzata in modo manuale dal pilota in 7 punti strategici dei 13 Km di pista, in fase di accelerazione, e solo sull’asse anteriore per renderla così quattro ruote motrici. Le altre 2 ( le #3 e #4) sono denominate Ultra, novità portata nel 2011 e subito vincente, sinonimo di leggerezza costruttiva.

Le qualifiche parlano chiaro. Sarà una gara targata Audi, ma la Toyota si mostra spavalda e annuncia che in gara il divario sarà azzerato! Il primo colpo di scena lo serve Dumas sulla Audi #3, andando a sbattere da solo alla prima chicane. Ripartirà attardato e gara rovinata, ma bastano 82 giri per far capire ai giapponesi che la velocità pura a Le Mans vale si e no un misero 20% . E’ tutto il resto che fa differenza. L’esperienza, l’organizzazione e la tenuta psicologica, e solo poi il coraggio e il cuore. Sono le 8 della sera in quell’82° giro, quando succede il finimondo. Da una parte del circuito Lapierre sulla prima delle Toyota ha appena sorpassato l’Audi di testa passando con mezza macchina nell’erba. E’ il tripudio! E dura pochi secondi… Le immagini vanno sull’altra metà della pista, dove tra la polvere della via di fuga, gomme sparpagliate e guard rail piegati, la seconda Toyota guidata da Antony Davidson e la Ferrari del gentleman Perazzini entrano in contatto per una svista e finiscono nelle barriere. Scende il terrore. Davidson esce dai rottami dall’auto ma si accascia al suolo. Perazzini, capottato è incolume ma stordito.

La gara va in regime di Safety Car per la riparazione delle barriere. Ma nelle fasi di ripartenza l’altra Toyota nel tentativo di divincolarsi dal traffico si tocca con l’unica Delta Wing Nissan ponendo fine ai giochi di entrambi. Un quarto di gara e l’Audi è già sola. Peccato per la Delta Wing, che tanta ammirazione aveva destato sin dalla presentazione per le sue forme futuristiche. Le prestazioni mediocri in gara a causa di un motore poco adatto alla gara francese, non le hanno permesso di ben figurare ne di fare esperienza.

Cala la notte sul circuito francese e tutto prosegue in modo regolare, con qualche sussulto per piccoli contatti e forature. Ma arrivano di nuovo le 8:00, questa volta del mattino, ed ecco ciò che non ti aspetti. Genè sull’Audi #3 sbatte nello stesso punto del compagno di squadra Dumas. E nello stesso modo riparte attardato. Nel frattempo McNish sull’Audi #2, mentre è in testa e intento a doppiare l’ennesima Ferrari, commette un’ingenuità e picchia contro le barriere con la sua E-Tronic. Poche manovre e si rimette in pista verso i box. Ironia della sorte, McNish fu protagonista di uno spaventoso incidente nel 2011 in un contatto con una Ferrari… Torna così in testa l’Audi #1, anche lei nei guai durante la notte, ma senza danni. La sola esente da sbagli è stata la #4, ma rallentata da gravi problemi al cambio.

Le ultime ore se ne vanno per organizzare l’arrivo in parata, finendo la corsa una accanto all’altra in un trionfo in stile Audi. Quarta è la Lola-Toyota vestita coi colori Lotus, nero e oro ed il #12, nel ricordo di Senna.

Cosa è piaciuto e cosa no, di questa 24 Ore è presto detto: l’organizzazione e il progetto Audi sono da 11 e lode. Incredibile come questa vettura possa essere smontata come fosse di Lego. Ma al tempo stesso non è stata corretta la decisione nell’incidente di McNish di lasciare la Safety Car (Audi…) in pista per così tanto tempo, impedendo di fatto alla Lola di agguantare il 3° posto finale.

Vincono per la 2^ volta di seguito Fassler-Lotterer-Trèluyer, e Audi conquista (incluso il trionfo Bentley) la sua 12^ Le Mans in 13 anni! Tutti zitti. Suona la “Deutschland über alles”.