Dall’ Ungheria con furore.

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L’Hungaroring è una di quelle piste ormai sempre più contestate da parte dei media, ed in particolare dagli appassionati. Con Montecarlo, Valencia, Singapore e Abu Dhabi, il tracciato ungherese si divide il premio del tracciato più angusto del mondiale di Formula1.

Vediamoli: Montecarlo è da sempre il toboga per eccellenza. In condizioni di gara senza pitstop, sorpassare è missione impossibile. La sola speranza per chi segue è che davanti si verifichi un guasto tecnico o un calo di concentrazione. Impossibile fare a meno del tracciato monegasco, considerato che il 50% delle trattative generali (contratti di sponsorizzazione, regolamenti tecnici, mercato piloti…) avviene in un clima seducente a base di Yacht e Sporting Club.

La gara portuale di Valencia doveva “spaccare”, ma l’unica cosa che ha fatto è spaccare altro. Il grosso della delusione è da additare alle inquadrature televisive. Per non regalare pubblicità ai prestigiosi marchi dell’America’s Cup, le telecamere sono costrette ad inquadrare il tracciato da una prospettiva che evidenzia muretti e reti, rendendo la visione monotona e clustrofobica. Il GP 2012 avrà dato anche spettacolo, soprattutto per i tifosi ferraristi, ma la sensazione è quella di una gara che non piace. Soldi spesi male considerato che Valencia ha già un circuito molto bello e famoso.

Singapore si salva grazie al fascino della gara in notturna, ma la solfa è la stessa. Anzi, raggruppa entrambi i lati negativi delle due precedenti. Due gli episodi da ricordare: 2008, Massa riparte dal pit stop e si porta via l’intero tubo per il rifornimento. 2010, il futuro Campione del Mondo, Vettel, tenta di ripartire dal cambio gomme in seconda marcia per ben 2 volte. Buffo se si considera che con questi errori vincerà il 1° mondiale e incasserà circa 10 milioni di Dollari, mentre un comune mortale verrebbe bocciato senza pietà all’esame di guida…

Abu Dhabi lo ricordano meglio di tutti proprio i ferraristi che hanno visto svanire il mondiale 2010 per colpa dell’impossibilità di Alonso di sorpassare il Petrov. La pista viene modificata in un paio di curve nel 2011 ma cambia poco. Il suo fascino sta nel gareggiare al tramonto, mettendo in risalto tutta la ricchezza e lo sfarzo dei Principi arabi.

Messi a fuoco i problemi e date le risposte, viene da chiedersi cosa provino i piloti. Ebbene, paradossalmente non li detestano come noi. Montecarlo e in generale i circuiti cittadini sono un banco di sfida per se stessi. Andare forte sfiorando i muri, buttando il cuore sempre più avanti, indipendentemente dalla posizione in gara, dà loro una certa soddisfazione. Ma l’Hungaroring? Il tracciato Magiaro è soprannominato ingiustamente “il kartodromo”. Errore commesso volutamente dai giornalisti per definire l’impossibilità di predisporre il sorpasso, ma aggravato dal fatto che nel karting, in un solo giro, si verificano spesso anche una manciata di sorpassi tra i leader di gara. I piloti non lo odiano, proprio perché ricorda loro gli inizi di carriera, e perché è una tipologia di circuito che durante l’anno non si ripete più. Un po’ come Monza, ma al contrario.

Va da sé che una pista è amata se si vince e meno se si perde… e questo vale per i piloti quanto per i tifosi. Tornando alla gara ungherese, cosa si è visto nel GP di domenica scorsa? In primis che la battaglia c’è stata per quasi tutti i 69 giri in programma (1 giro in meno dei 70 previsti, a causa di un problema sulla griglia che ha obbligato ad un secondo allineamento). La McLaren, che grazie ad Hamilton ha festeggiato finalmente la Pole #150, ha portato a casa l’ennesima vittoria sul tracciato dell’est Europa, proprio col suo cavallo di razza. Una gara non del tutto scontata, considerato che Lewis ha dovuto tenere a distanza entrambe le Lotus in forma strepitosa, spesso negli scarichi della sua vettura.

Le stesse Lotus coinvolte in una battaglia durata solo un paio di curve, ma che ha ripagato gli spettatori in tribuna. Idem per il sorpasso di Senna “alla Senna” all’esterno della curva 2. Soddisfazione soprattutto per le prestazioni mostrate in tutto il weekend, sia del pilota che della sua Williams. Se avesse mantenuto in qualifica il 3°- 4° tempo che aveva avuto in tutte le prove libere, avremmo potuto anche rivedere sul podio il cognome più affascinante delle corse! Per una volta si è potuto anche quantificare il vantaggio dato dal DSR (l’alettone mobile…): qui dai 3 ai 4 decimi di secondo, evidenziati dalla grafica a video nel duello tra Button e Vettel. Peccato, o per fortuna, che su un rettilineo così corto, di sorpassi dati dall’ala stallata non se ne sono visti, se non nei doppiaggi.

Allunga Alonso nel punteggio mondiale ai danni del 2° in classifica, malgrado una gara corsa tutta in difesa. Sia il muretto di Button che quello di Webber si fanno prendere dalla frenesia di inventarsi il colpaccio del secolo, sortendo l’effetto opposto e regalando punti preziosi al ferrarista. Ridicolo veder prendere decisioni così sconsiderate, soprattutto perché nessun appassionato sano di mente le avrebbe mai partorite. Vale il discorso fatto in precedenza per Vettel a Singapore.

Ora la F1 va in vacanza, fabbriche comprese. Si ripartirà dal Belgio, da SPA, su quello che è il tempio delle 4 ruote,  sperando sia simile ad una vera gara di kart.