Toh! Il maltempo si è guastato!

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Piove, non piove, piove, non piove… Quale miglior dilemma come contorno al Gran Premio di Gran Bretagna di Formula1? Negli anni ’90 qualcuno dei team si avvalse dei servigi di MeteoFrance, ritenuto, dati alla mano, il servizio meteo-aeronautico più efficiente d’Europa. Tra questi la Ferrari. In breve divenne il punto di riferimento di molte altre squadre fino a divenire parte integrante del Circus stesso. Previsioni che, è bene dirlo, sembravano prese più da un indovino che da un radar. Le volte che le hanno azzeccate si possono contare su una mano sola. Milioni di Dollari buttati al vento…

Finisce qui? No di certo, perché quando una cosa è per tutti, allora non serve più, e quindi urge trovare chi le sbaglia meglio! E’ così che i top team si sono ritrovati ad affidarsi a terzi, in modo tale da intrecciare i dati di MeteoFrance con i propri per arrivare ad avere il calcolo perfetto e la zona di caduta. Di questo passo potranno anche prevedere su quale spettatore cadrà la prima goccia d’acqua! McLaren e Ferrari sono state le due scuderie che si sono, a turno, prestati volutamente a questo gioco al massacro. O ci azzeccava la prima facendo fare la figura dei babbei alla seconda, o viceversa la seconda ridicolizzava la prima. Nemmeno a farlo apposta il teatro di scontro in materia è spesso stato il circuito di Silverstone.

Ed è sotto questi auspici che si è svolto il week end di gara britannico, con le prove libere e le qualifiche sotto l’acqua a convincere i team che anche la domenica non sarebbe andata meglio. E stavolta a pescare la carta sbagliata è stata proprio la McLaren, che ha optato per assetti da umido e pagato dazio già nelle qualifiche, su una pista che tra il Q2 e il Q3 andava migliorando ad ogni secondo. Un azzardo che avrebbe pagato in caso la domenica ci fosse stato bisogno di mezzi anfibi, ma drammaticamente inutile visto che l’intero GP si è poi svolto sotto un sole estivo.

Ma non è solo il servizio meteo a prendere lucciole per lanterne. Al solito la Pirelli ci ha messo del suo, consegnando gomme soft che garantivano 10 giri di percorrenza. Un buon biglietto da visita per chi deve scegliere gli pneumatici per l’auto di tutti i giorni! Senza dimenticare che dei 10 giri in questione, il 1° serviva per portare le gomme in temperatura e l’ultimo lo si percorreva sulle tele!

E’ in quest’ottica che la strategia Ferrari ha impedito ad Alonso di portare a casa la seconda vittoria di fila, a vantaggio della RedBull Racing che invece con Webber ha compreso bene il potenziale della gomma Hard e non ha voluto prendere rischi inutili. Tutto il resto del Gran Premio ha sfiorato la noia, con recuperi mai avvenuti e contatti di gara tra le solite teste calde, tra i quali il contatto di Maldonado con Perez.

Lascia tuttavia l’amaro in bocca il modo in cui vengono interpretate le regole a seconda della location del mondiale. Agli inglesi per esempio, piace che se un regolamento viene aggirato, sia fatto con stile. Ed ecco che di fronte al discutibile giro di qualifica di Alonso, si fa spallucce e ci si fregia del tipico aplomb anglosassone riassunto in un “Tecnicamente non ha infranto il regolamento”. Già… tecnicamente, ma sportivamente parlando lo spagnolo si sarebbe meritato un cartellino di ammonizione. Vale la pena ricordare il fatto: nel suo giro buono, Alonso trova le bandiere gialle di pericolo nel terzo settore della pista. Da regolamento deve dimostrare di percorrerlo più lentamente del giro precedente e così avviene, in quanto il suo tempo è incredibilmente più alto di 6 millesimi! Ovvero non ha rallentato. Con questo giro la Ferrari si gode la Pole Position.

Parrebbe un cavillo tra avvocati, in quanto se il “motor sport is dangerous” non lo è solo per i piloti ma anche per i commissari che lavorano a bordo pista.

Ciò che però lascia allibiti non è tanto il gioco dei 2 pesi e le 2 misure, ma che nessuno “reclami” nessuno! Come medici che di fronte alle diagnosi sbagliate (quando non di fronte ad un decesso)  non si fanno la guerra tra loro, anche in Formula1 da troppi anni regna il Fair Play. Vince una vettura irregolare? Ok, tieni la vittoria ma dalla prossima gara torna in carreggiata. Oppure come quando i piccoli team richiamano all’ordine le squadre top minacciando reclami ufficiali alla FIA “nelle gare a seguire!”. E via di questo passo… Brutta cosa per un ambiente che brucia milioni di Dollari ad ogni accensione di motore.