GP Monza: cronaca di un bel weekend… non per tutti.

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Il Gran Premio d’Italia a Monza porta sempre con se un’aura di fascino che oltrepassa il tempo. Buona parte di quello che gli spettatori presenti vedono, è lo stesso di ciò che videro gli occhi di chi 30, 40, 50 anni fa veniva in autodromo. Sono cambiati i box utilizzati oggi per la pit-lane, ma quelli che venivano usati negli anni ’60 sono ancora al loro posto, dietro il paddock. L’anello ad alta velocità è ancora lì, dove fu abbandonato definitivamente nel 1969 subito dopo la “1000 km di Monza”. Persino alcuni pali di cemento della rete elettrica posti lungo il tracciato, possono dire di aver visto gare di un’altra epoca!

Le statistiche dicono che quello corso quest’anno è stato l’83° GP di F1 in terra brianzola, e soprattutto il novantennale dell’Autodromo. Una data storica che deve andare sempre in crescendo, perché Monza è il 3° tracciato permanente più vecchio al mondo. Dopo Brooklands (1907 ma in disuso dal ’39) e Indianapolis (classe 1909), nel 1922 venne infatti  inaugurato il tracciato lombardo subito seguito da quello di Montlhéry in Francia. Ancora un paio di anni e vedrà la luce SPA-Francorchamps (1924), definito l’università del motor sport.

Festa grande dunque, con l’afflusso di circa 90 mila spettatori, il 70% dei quali venuti per festeggiare possibilmente una vittoria targata Ferrari. Il restante 30 se lo sono divisi la McLaren e i nuovi seguaci della Red Bull Racing. Non fanno ancora numero i tifosi della nuova Lotus e della Williams, malgrado le bandiere inneggianti a Raikkonen non fossero poche, e gli incitamenti per Bruno Senna aumentavano col passare dei giri. Non c’è dubbio che i colori del suo casco riportino a galla ricordi mai sopiti. Tutto ciò condito da una temperatura africana a tratti insopportabile.

La gara in sé è stata un monologo di Lewis Hamilton, che messa in saccoccia una facile pole position il sabato (con Alonso fuori gioco non c’è stato bisogno di un ulteriore tentativo), allo spegnimento dei semafori ha impresso un ritmo insostenibile per chiunque. Solo lo spagnolo ha fatto una gara forse più splendente, con una rimonta dal 10° posto in griglia che lo ha portato fino al 2° posto, per poi vederselo soffiare dalla Sauber di Perez nel corso degli ultimi giri.

Hanno invece da recriminare qualcosa Button e Massa: il primo per una rottura meccanica quando era agevolmente 2° e si preparava a regalare la doppietta alla McLaren, il brasiliano invece vittima sacrificale degli ordini di scuderia che lo hanno obbligato a lasciar andare Alonso nell’impossibile caccia ad Hamilton. In realtà Massa non era nella posizione di ambire ad alcunché, demerito di una stagione partita all’ombra di Alonso, e continuata fino al GP del Belgio di 15 giorni fa. Troppo poco per permettersi di lottare ad armi pari con il caposquadra nonché capoclassifica del mondiale.

La consueta invasione di pista dei tifosi ha chiuso il weekend del GP d’Italia 2012, non senza qualche rimprovero alla direzione gara, che non ha fatto nulla per rallentare la procedura di premiazione, ed impedendo al pubblico delle tribune più lontane di potersi portare più velocemente sotto il podio. Soprattutto sapendo che il GP non aveva subito rallentamenti dovuti a Safety Car o pioggia, e quindi in abbondante anticipo sulla chiusura della diretta televisiva. Guardandola da una prospettiva diversa, si potrebbe persino ipotizzare che la vittoria mancata della Ferrari abbia fatto si che non valesse la pena temporeggiare, o magari non si voleva far arrabbiare il Big Boss Ecclestone…

Con Monza si è chiusa la calda estate europea, quella che ha visto una Ferrari in grado di battagliare ormai su tutti i circuiti e quella che ha visto la McLaren tornare al top nel momento in cui, negli anni passati, sembrava perdere la bussola negli sviluppi tecnici. Red Bull in leggero affanno, ma sempre da tenere d’occhio in ottica di rush finale, e Lotus stabile in attesa del salto di qualità.

E a proposito di estate, complice forse proprio il caldo torrido, qualcuno degli spettatori ha letteralmente perso la testa. Il peggio è stato toccato con gli insulti razziali rivolti ad Hamilton. A quel punto si è dovuta sedare una rissa che ha visto, poveri noi tutti, una ragazza di colore ed una donna di mezza età mettersi le mani addosso! E ancora, insulti all’indirizzo di un megaschermo che, per tutta la durata della Porsche Super Cup, non ha voluto saperne di funzionare. Follia…

Non è la prima volta che Hamilton deve fare i conti con queste forme di razzismo, ma con il casco in testa e il rombo di 850 CV dietro la schiena, è impossibile per lui udire tutte le ingiurie indirizzategli. Più facile che abbia sentito i fischi di alcuni, forse troppi, ultras sotto il podio. Ma finchè potrà guardare tutti dall’alto verso il basso, c’è da scommettere che nulla lo scalfirà. Al contrario delle teste bacate che pensano di assistere ad uno sport paragonabile al calcio nostrano. Niente di più sbagliato.