La corsa di Maurice

American Sport ma non solo ! Registrazione necessaria prima di poter dire la vostra.

Dopo poco più di un mese di holdout, 38 giorni per la precisione, il running back  Maurice Jones-Drew ci ripensa, non chiede scusa, non ha rimpianti, comunica al mondo NFL che è pronto per tornare a correre con e per i Jacksonville Jaguars. Ha perso una sua battaglia privata, in parte la faccia e a farne le spese è stata la sua legittima richiesta di monetizzare quanto fatto per la franchigia della Florida fino ad oggi.

Sessantesima scelta assoluta al draft del 2006 il prodotto da UCLA arriva ai Jaguars con la consapevolezza di crescere all’ ombra del titolare Fred Taylor, uno capace di superare tutti gli anni l’ asticella delle mille yards a stagione. Nel sistema creato da coach Del Rio si ritaglia un ruolo da combattente nato. Un lottatore, dedito al sacrificio in nome della squadra, non si tira indietro in nessun contrasto e soprattutto fa breccia, fin dalle prime portate, nel cuore di una tifoseria poco propensa ad avere qualcosa o qualcuno per cui emozionarsi. Ben presto diventa il cavallo da tiro di un attacco che disegna per lui la maggior parte dei giochi. Un faro che accende la luce nel grigiore di umide e afose stagioni da recor negativo. Diventa un running back tra i migliori dell’ intera lega. Con tre stagioni sopra le 1000 yards si guadagna il ruolo da starter. Colleziona numeri importanti, circa 7000 yards il bottino dal 2006 ad oggi, con una stagione, la scorsa, da incorniciare; 343 portate per 1.606 yards e 8 TDs oltre a quello guadagnato sui passaggi (374 yards e 3TDs). Portata dopo portata si guadagna in tre annate consecutive la partecipazione al ProBowl.

Tutto fila liscio fino a quando Maurice fa la voce grossa. Ad aprile resta in California (dove abita) e salta la ripresa degli allenamenti programmati dal nuovo coach Mike Mularkey. Fa sapere che il contratto di 31 milioni di dollari firmato nel 2009 della durata di 5 anni gli sta stretto. Cerca di far valere il biglietto da visita delle sue statistiche e chiede di rivedere il costo del suo lavoro. Inizia uno sciopero permanente al quale la società risponde con salate multe e parole al vetriolo. Se Mularkey e il GM Gene Smith stemperano i toni, è comunque il proprietario Shad Khan a mettere subito le cose in chiaro, “i contratti vanno rispettati”, le condizioni finanziarie della franchigia non possono accontentare i capricci del singolo rispetto al progetto d’ insieme.

Con la preseason i rapporti non migliorano. Mularkey, fresco d’ incarico, deve pensare a fare buona impressione, non può certo rincorrere Jones-Drew. Dal cilindro pesca per le quattro partite Rashad Jennings, ufficialmente il back-up dello scioperante e sulle corse i Jaguars non vanno poi così male. Si palesa addirittura l’ ipotesi di una trade per Jones-Drew con la possibilità di “disfarsi” del piccolo campione. Maurice resta solo nella sua corsa per un nuovo contratto.

La season è alle porte, “This is not a team above one person, Train’s leaving the station. Run, get on it” è l’ ultimo avviso da parte di Khan, un vero e proprio ultimatum. Il 2 settembre Maurice china la testa, corre e acchiappa al volo quel treno con prima fermata Minnesota, domenica 9 settembre contro i Vikings c’è la week 1.

Il clima di rigore economico che ha colpito anche le leghe sportive americane, prevale sul suo orgoglio ferito. Come già successo ad illustri suoi colleghi, Parcy Harvin, Wes Welker e Dwayne Bowie  prima di lui, va a monte il piano di rivendersi alla propria franchigia. La corsa di Maurice è finita. Da domenica ripartirà a correre solo sul campo, con la maglia di sempre e per gli stessi tifosi. Tifosi che lo amano, che lo riavranno a piccole dosi per il momento e solamente quando Mularkey avrà testato le condizioni fisiche, a pieno regime. Come prima insomma, prima che il piccolo Maurice diventasse una stella.

 

Articolo scritto in collaborazione con William “RutEgers” Nava.