Ritorni e partenze

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La prima settimana di football giocato è stata consegnata agli archivi da poche ore, ma se è ancora prematuro azzardare giudizi e previsioni a lungo termine, non è fuori luogo sottolineare le prestazioni più rilevanti nel panorama dell’AFC. Gli interrogativi sulle ambizioni dei Broncos si fondavano sulle condizioni fisiche di Peyton Manning, ma ogni dubbio è stato fugato dopo l’esordio al cospetto della quotata difesa degli Steeleers, dove ha sfoderato una prestazione solida e convincente, orchestrando con fluidità un meccanismo che non manca di qualità e alternative. Il quattrocentesimo Td lanciato è il coronamento di una giornata al limite della perfezione, il primo tassello di un puzzle che proietta Denver nel novero dei team più ambiziosi dell’intera conference.

In un certo senso potremmo dire che anche quello di Mark Sanchez è un gradito ritorno. La scommessa messicana dei Jets era stata travolta nel naufragio dell’intera squadra lo scorso anno, messa in discussione dalla stessa dirigenza durante l’offseason con l’acquisto di Tebow, ma ora, dopo l’esordio trionfale con i Bills, per Sanchez può aprirsi una nuova insperata era in maglia bianco-verde.  Se è giusto attendere banchi di prova più attendibili, va comunque registrata la prova da oltre cento punti di rating, con la soddisfazione di aver relegato il nemico-amico Tebow a un ruolo di mero contorno.

Non c’erano invece ombre sull’esordio dei Patriots. I campioni di conference hanno confermato il naturale ruolo di favoriti, espugnando senza patemi l’insidioso campo dei Titans. Le buone notizie per gli uomini di Belichick non hanno però le sembianze dei soliti noti. Se Brady infatti conferma l’inarrestabilità della sua intesa con Gronkowski ed Hernandez, sono le prestazioni di Ridley e della rinnovata difesa a dover preoccupare ulteriormente gli avversari.

Il RB al secondo anno avvalora le buone indicazioni della preseason e si candida a risolvere il rebus del gioco di terra, che tanto aveva angustiato la franchigia nel recente passato. Il reparto arretrato trova invece nella prova del rookie Higtower, lo squillo in una prestazione nel complesso convincente, forse non ancora al livello dei migliori reparti della lega, ma certamente protagonista di un inizio incoraggiante.

Prepotente è stato anche l’impatto dei Ravens con la nuova stagione, che hanno travolto i giovani Bengals senza trovare reali ostacoli. Flacco sembra aver messo da parte le incertezze del 2011, trovando in Dennis Pitta un nuovo potenziale target. Restano invece immutate le doti realizzative di Ray Rice, così come spietata si conferma la difesa di Baltimore, non solo nel tenere gli avversari a basso punteggio, ma anche a mettere punti sul tabellone.

Pesante il successo dei Chargers nell’altra sfida del lunedì, che rovesciano il fattore campo contro i rivali divisionali dei Raiders. Trascinatore il solito Rivers, al quale però manca il supporto del fattore corse, orfano all’esordio di Matthews. Oltre le più rosee aspettative il contributo della difesa delle saette, storicamente il punto dolente del progetto tecnico di Norv Turner. Una citazione meritano i bistrattati Jaguars. Dilaniati per tutta l’estate dall’holdout di Marion Jones-Drew, esordiscono con una sconfitta di misura sul campo dei Vikings, ma ritrovano le confortanti certezze di una difesa ben sopra la media generale e scoprono che al secondo tentativo Blaine Gabbert potrebbe essere davvero il leader futuribile dell’attacco.

Inizio in salita per Colts, Browns e Dolphins, le tre squadre dell’AFC con in cabina di regia un rookie. Per tutti è doveroso concedere il tempo per il naturale ambientamento tra i pro, ma se per Luck i segnali non sono del tutto negativi, soprattutto in considerazione di un progetto all’anno zero, per gli allenatori capo di Cleveland e Miami il tempo delle scelte rischia di essere già dietro l’angolo. Merita infine una citazione la polemica sugli arbitraggi, che anche in AFC sta agitando l’opinione pubblica. Lo sciopero della categoria sta mettendo in grande imbarazzo l’NFL, costretta ad affidarsi a ufficiali di gara decisamente impreparati per questi palcoscenici, vedendo fiorire numerose e insolite proteste durante e dopo gli incontri.