Green Bay Packers: Crisi di un attacco

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La stagione 2011 sembrava saldamente in mano ad una franchigia: I Green Bay Packers, campioni in carica, parevano certamente più devastanti della squadra che si era affermata contro i Pittsburgh Steelers nel SB del 2010.
Con una media di 35 punti a partita e 308 yds di passing game guidati dall’MVP Aaron Rodgers, sembravano destinati al “back to back”.

Il resto è storia. Una sconfitta apparentemente innocua dopo 14 vittorie consecutive scacciava lo spettro della “perfect season”che tante illusioni aveva regalato nel 2007 ai New England Patriots, ma chiariva a tutti come fermare i Green Bay Packers.

Nella scorsa stagione lo schema dei Packers si basava su una WCO per attirare le difese avversarie sul breve per poi aprirsi lanciando nel profondo l’arma migliore, quel Jordy Nelson, capace di ricevere nella scorsa stagione qualcosa come 1263yds con una media di 18,7yds a partita.
I Chiefs in quella partita rafforzarono le marcature sul profondo e da quel momento le statistiche di guadagno per tentativo di lancio di Rodgers sono calate da 9,2 yds a 6,8 yds, le più basse dall’esordio come starter nel 2008. Jordy Nelson, quest’anno, ha avuto la sua ricezione più lunga per 28 yds con una media di guadagno di 12,7 yds.

In quest’inizio di stagione 2012 A.Rodgers ha dovuto poi fare i conti con le prestazioni non esaltanti della sua linea offensiva, detenendo tra l’altro il record poco invidiabile di 16 sacks, con un calendario certamente molto impegnativo che gli ha subito posto di fronte le difese di S.Francisco, Chicago, Seattle. Ha dovuto scontare inoltre l’assenza di Jennings ma l’impressione generale è che qualcosa si sia rotto nel meccanismo.

Secondo alcuni non sono solo gli avversari a essersi adattati al gioco dei Packers ma è anche la partenza dell’OC Philbin ad aver creato scompiglio nell’attacco della franchigia del Wisconsin. Se poi si considera la cronica mancanza di un decente running game si comprende bene come l’attacco stia diventando sempre più prevedibile. Le prestazioni non soddisfacenti di Benson a fronte della rinuncia alle prestazioni di Ryan Grant rendono il gioco nel backfield impalpabile.

Che cosa rimane quindi ai Packers per concludere al meglio la stagione? I Packers devono ritrovare la pazienza, cercare tracce più corte, screen pass e ritrovare un minimo di running game.
Con Seattle ad es. tutto ciò è funzionato in maniera egregia nel secondo tempo, stabilendo un solido controllo del gioco fatto di 40 giochi, 206 yds ed un possesso del pallone per un totale di 17 minuti e 31 secondi.

Con i Saints, l’attacco e Rodgers hanno girato meglio con il QB sugli scudi riuscendo a ritrovare praticamente tutti i suoi ricevitori. L’unica nota a discapito di questa buona prestazione dei Packers è che di fronte vi era una delle difese più sconquassate del campionato, prive di mordente e incapace di porre qualsiasi tipo di pressione su Rodgers. Nonostante tutto una difesa così poco aggressiva è riuscita comunque a intercettare Rodgers.

Ultima nota dolente per i Packers poi il fronte ricevitori, che li ha visto droppare un gran numero di palloni sia contro S.Francisco sia nelle partite successive con Chicago e Seattle.

La vittoria con i Saints restituisce morale dopo la prova opaca e chiacchierata contro Seattle e riporta i Packers in linea di galleggiamento in una division che vede sorprendentemente in testa i sorprendenti Vikings e i Bears, alle prese con i soliti problemi di linea offensiva ma che possono contare offensivamente parlando su una cosa che ai Packers manca da tempo: il gioco di corse.