AFC Week 12 Review

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Giunti allo snodo del dodicesimo turno, possiamo ormai dare per definite le leadership delle quattro divisioni. Mai in discussione il dominio di New England sulla EAST, che con la facile vittoria esterna sui Jets, può ora lanciarsi all’inseguimento di Texans e Ravens, alla ricerca del vantaggio del campo nei playoffs. Facilitato il compito di Baltimore, che nonostante l’ennesimo successo di misura, può godersi gli affanni altrui, lasciando Pittsburgh e Cincinnati a scannarsi per una wild card. Houston conferma di attraversare un momento di lieve involuzione difensiva, ma anche a Detroit, Arian Foster e Andre Johnson sono rimasti un rebus irrisolvibile per la difesa avversaria, mantenendo a debita distanza i pur positivi Colts. Nel modesto scenario della WEST è saldo il controllo dei Broncos, che pur senza brillare, espugnano anche il campo dei Raiders. Regna il caos alle spalle delle prime quattro, con continui ribaltamenti di fronte, un groviglio che si risolverà probabilmente solo nell’ultima giornata di campionato.

La seconda vittoria stagionale non risolleva i Jaguars dalla pochezza della stagione corrente, ma è indubbio che da alcune settimane il vento a Jacksonville sembra decisamente cambiato. Difficile non individuare il momento della svolta nel cambio in cabina di regia, con il defenestramento del deludente Gabbert e la promozione di Henne a QB titolare. Il veterano non ha solamente collezionato buone prestazioni e rivitalizzato il fin lì moribondo settore lanci, ma ha soprattutto sventato il rischio che Jacksonville bruciasse il maggior investimento fatto in estate. Il principale beneficiario del cambio di QB è stato infatti Justin Blackmon, prima scelta dei giaguari nell’ultimo Draft, che per molte settimane era rimasto, nella migliore delle ipotesi, un oggetto misterioso. Per lui sono state 15 le ricezioni messe a segno nelle ultime tre partite, per 321yd e 2TD, un rendimento che lascia ben sperare per il futuro. Chi invece continua a sorprendere è Cecil Shorts, che causa l’assenza di Marion Jones-Drew, è diventato, statistiche alla mano, il vero leader offensivo del team, l’unico probabilmente in grado di puntare alle mille yard e alla doppia cifra nei TD.

Il percorso dei Dolphins si conferma di difficile decifrazione, caratterizzato da continui alti e bassi. Questa volta ci troviamo a commentare l’inatteso successo interno contro Seattle, inatteso soprattutto per le modalità con cui è maturato. Chi si aspettava infatti un feroce confronto tra difese, con risultato basso e alto numero di turnovers, è stato smentito. A farla da padrone sono stati gli attacchi, con un bel testa a testa tra i due QB rookie e il finale deciso dalla precisione di Carpenter. Tannehill conferma di possedere buone doti di leadership, dimostrandosi freddo e sicuro nel drive decisivo, promettendo di poter diventare il faro offensivo tanto cercato da Miami, soprattutto nel caso riuscisse a limitare gli errori e migliorare la sensibilità d lancio sotto pressione. Contributo determinante è stato quello del reparto corse, con Bush e Thomas autori di una prestazione sopra le righe, in grado di togliere pressione dal QB e di controllare con autorevolezza il cronometro. Inizia ora la parte più ardua del calendario dei delfini, ma per una franchigia che ancora non conosce fino in fondo i propri limiti, nessun obiettivo deve essere per principio considerato impossibile.

La stagione dei Browns fino ad oggi era stata costellata di buoni propositi e sconfitte sul filo del rasoio, ma la vittoria di domenica sugli Steelers conforta chi da tempo riconosce chiari segnali di miglioramento. Grande protagonista dell’incontro è stata la difesa di Cleveland, in grado di forzare 8 palle perse e di azzerare le corse ospiti. Il povero Batch è stato costantemente insidiato dai difensori di casa, cadendo inevitabilmente in errore con ben 3 intercetti. Peggio hanno fatto Dwyer, Mendenhall e Rainey, RB che a fine di giornata hanno rischiato di contare più fumble che yard, fermandosi a quota 6. Nemmeno l’infortunio occorso a Weeden ha cambiato la storia del match, che viene sancita dall’ennesima buona prova di Trent Richardson, dominante anche al cospetto di una delle migliori difese in circolazione.