Senna vero

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Su Facebook, le pagine dedicate a Senna si moltiplicano col passare dei mesi. Nei giorni precedenti l’anniversario della sua scomparsa, i post a lui dedicati occupano il 90% delle pagine degli appassionati. Video e foto a valanga, alcune rare.

Il ricordo di Ayrton è ancora vivo e vegeto nel cuore dei suoi tifosi e, cosa ancora più sorprendente, in coloro che per età anagrafica non lo hanno nemmeno conosciuto. In questo il merito è senz’altro del genitore, che ha trepidato davanti alla TV nel corso di quegli splendidi anni.

Toleman al debutto, Lotus nei 3 anni successivi, con quelle colorazioni affascinanti: John Player Special nera e oro, e poi giallo Camel che ne faceva un tutt’uno tra auto e casco. McLaren per la definitiva consacrazione verso quel Mondiale tanto sognato, fino a raggiungerne 3. E poi quella Williams che doveva essere imbattibile, a patto di non essere guidata da qualcuno che fosse più imbattibile di lei.

Per tutti Senna è stato il sinonimo di Formula1.

Ma un pilota, prima di arrivare nella massima formula, ha ovviamente fatto quella che comunemente viene detta gavetta. Ed ecco che i più attenti postano video di quando Senna correva in Inghilterra nella F3, e prima ancora in F.Ford 2000, e prima-prima ancora nella F.Ford 1600. Vincendo sempre ed ovunque. Ecco. Il mito di Senna parte dalla sua avventura Britannica, laddove le corse sono vissute come pane quotidiano, dove prima del “verde praticello inglese”, c’è il “Verde Corsa”.

Ma anche questo è un abbaglio. Non c’è appassionato che non sappia in verità che Ayrton Senna ha iniziato, come il 99% dei piloti da pista, dal Karting. Per tutti i mortali i Go-Kart.

E’ ovvio che per il tifoso medio (senza offesa) della Formula1, ogni pilota è tale da quando arriva a correre nella categoria regina, e per molti dei piloti che hanno corso e corrono nel Circus è effettivamente così. Vincenti nelle categorie propedeutiche, ma mai così tanto da destare l’interesse dei media già in giovane età. Decisamente pochi sono coloro che hanno meritato i riflettori sin dall’inizio. E’ il caso di Hamilton che però, al suo talento, aveva abbinato un colore di pelle decisamente inusuale nelle corse.

Ma Senna… Ayrton era già una semi-leggenda nel Kart. Conosciuto col nome di Ayrton Da Silva, approdò in Italia grazie al fiuto dei fratelli Parrilla, titolari della DAP, marchio di go-kart che segnò un binomio col brasiliano da far vedere i sorci verdi a chiunque corresse contro di loro. Del Senna-kart si conosce benissimo l’aneddoto più popolare, ovvero di quando fu invitato in Italia dai Parrilla per fare del semplice rodaggio ai motori sul kartdromo di Parma. Si sa che scalpitava come un animale in gabbia per poter fare un solo giro a briglie sciolte, ricevendo sempre un segnale di negazione da bordo pista. Poi, presi dallo sfinimento, e al termine della lunga giornata di test, concessero ad Ayrton quel “giro alla morte” che lo ha reso famoso in Formula1 ancor più dei mondiali e delle vittorie. Un giro che lasciò a bocche spalancate e occhi sbarrati tutti i presenti. Era appena nato un marziano sulla terra!

Molti di meno sanno che Ayrton è stato un talento naturale grezzo, lavorato a dovere dai 2 fratelli Parrilla, e da Achille in particolare. Quando Ayrton pronunciò la famosa frase “Se ho fatto le cose che ho fatto è perché ho avuto, nella vita, una grande possibilità. Crescere nel modo giusto, vivere bene, godere di una buona salute, imparare molto. E sono stato aiutato, nei momenti giusti, ad andare nella giusta direzione.” non era solo una dichiarazione d’amore verso una famiglia che lo ha sempre supportato nelle sue scelte, ma anche un ringraziamento ai 2 fratelli che per primi hanno creduto in lui e lo hanno plasmato e modellato, fino a renderlo ciò che è diventato poi.

Ancora oggi, chi conosce e ha la fortuna di incrociare Achille Parrilla in giro per le piste di kart, non può non accorgersi che in lui c’è tanto di quell’Ayrton Senna Da Silva cresciuto nella casa dei 2 fratelli a Milano. E soprattutto, chi ha conosciuto entrambi, sa quanto dei Parrilla c’era in Ayrton.

Negli anni in cui Senna ha corso in kart, i suoi antagonisti erano grandi campioni quanto lui. Nomi del calibro di Wilson, Fullerton, De Bruyn, Koene, Haase, e tanti tanti altri. Professionisti del karting, piloti che hanno deciso di rimanere in quell’ambiente profumato di olio di ricino, su e giù per l’Europa e il mondo. Ma se i loro nomi oggi dicono qualcosa agli appassionati, è anche perché hanno avuto il beneficio di correre con lui.

Negli anni sono stati pubblicati libri e interviste che richiamano quegli anni, dove gli aneddoti su Senna si sprecano. Incredibilmente sono proprio i 2 fratelli Parrilla che ancora oggi tacciono. Solo loro hanno avuto il privilegio di vivere la sua crescita, unica parte della sua vita ancora nebbiosa al resto del mondo.

La speranza è che un giorno mettano la loro incredibile vita nero su bianco. E che magari dedichino un capitolo anche al loro ragazzo.

Obrigado Ayrton.