Baltimore still a contender?

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All’inizio di quest’offeseason i Baltimore Ravens sembravano una squadra allo sbando che stava pagando un prezzo altissimo per aver vinto il Superbowl. Del team campione del mondo non facevano più parte pezzi da novanta come Ray Lewis, Ed Reed, Anquan Boldin, Paul Kruger, Dannell Ellerbe e Bernard Pollard.

Tranne Lewis ritiratosi, tutti gli altri invece sono stati sacrificati per creare sufficiente spazio nel salary cap per il mega contratto del QB Joe Flacco, firmato il mese successivo alla vittoria del Vince Lombardi Throphy.

Una vera e propria emorragia di giocatori che si è resa necessaria per rimediare all’unico grande errore di questi ultimi anni da parte di Ozzie Newsome, GM di Baltimore: la pessima gestione del mancato rinnovo contrattuale del proprio QB.

La luna di miele tra Flacco e i Ravens termina bruscamente il 15 gennaio del 2011 quando Baltimore si gioca l’accesso al Championship dell’AFC contro gli arci rivali di Pittsburgh. I corvacci conducono per 21 a 7 nel primo tempo e gli Steelers sembrano un pugile suonato che lega l’avversario per evitare di finire al tappeto.

Invece del colpo del KO, al numero #5 dei viola-nero viene il braccino del tennista. Pittisburgh, scampato il pericolo, vince la partita mentre sul QB di Baltimore piovono critiche per i turnovers concessi.

Circa 10 giorni dopo questa debacle, i Ravens mandano un segnale chiarissimo al proprio passatore, licenziando Jim Zorne, il QB coach, con cui Flacco ha un rapporto stretto. Non sono invece un segreto per nessuno le tensioni crescenti tra l’ex prodotto di Delaware ed il suo l’OC Cam Cameron.

La franchigia del Maryland ha tirato le proprie conclusioni. La colpa della sconfitta non è del game plan o delle chiamate offensive ma è da imputare al proprio QB.

La trattativa per il rinnovo del contratto si arena. Per Baltimore, Flacco non si è ancora meritato sul campo la ricca estensione di contratto che sta negoziando.

La stagione 2012 sembra quasi voler dar ragione a Newsome and co. Flacco ha involuzione tecnica e i Ravens si qualificano per i playoffs nonostante un mese di dicembre da brividi. In quella che sembra più una mossa della disperazione più che un lucido calcolo, John Harbaugh licenzia Cam Cameron e promuove Jim Caldwell. E’ la svolta della stagione. Flacco gioca il miglior football della sua carriera e trascina i suoi corvacci alla vittoria del XVLII Superbowl contro i favoriti 49ers.

Quello che è un successo incredibile sul campo si trasforma in un disastro finanziario perché i Ravens che sono costretti a negoziare un’estensione contrattuale con Flacco senza alcun potere negoziale. Dal canto suo Flacco, dopo essere stato snobbato per troppo tempo, non fa alcuno sconto alla propria franchigia e diventa (anche se solo per pochi mesi) il QB più pagato della NFL.

Dopo aver firmato Flacco, però, i Ravens sembrano una franchigia in rebuilding mode con un attacco spuntato e soprattutto una difesa che, avendo perso due dei suoi leader spirituali come Lewis e Reed, è inadeguata per coltivare ambizioni da playoffs.

E’ qui però che comincia la riscossa di Newsome e come tutte le grandi vittorie comincia con un po’ di fortuna. Grazie ad un pasticcio sulla ristrutturazione contrattuale tra Dumerville e i Broncos, il pass-rusher viene sorprendentemente rilasciato. Newsome è più lesto di tutti a metterlo sotto contratto ottenendo due risultati con un’unica mossa: iniziare a ricostruire la sua squadra ed indebolire una diretta concorrerete.

Quest’acquisizione si va ad affiancare a quelle per la S Michael Huff, il DE Chris Canty ed il LB Daryl Smith. Non sono firme che fanno guadagnare ai Ravens i titoli dei giornali, ma sono tutti giocatori ad un prezzo calmierato e assolutamente utili e coerenti per andare a riempire l’intelaiatura difensiva di Baltimore.

A fine aprile Newsome e DeCosta compiono un altro mezzo miracolo con un draft davvero interessante, dove spiccano i nomi della S Matt Elam e del LB Arthur Brown. L’unico rimpianto è quello, pur in un draft ricco di WR, di non essere riusciti a trovare un degno sostituto di Boldin.

Troppe erano le falle che si erano aperte nel roster di Baltimore e la priorità del FO della franchigia del Maryland è stata quella di dare la precedenza alla difesa.

Recentemente intervistato sulla trade del WR Anquan Boldin, una delle mosse più dolorose dell’offseason ma resa necessaria per creare spazio nel cap, Newsome non si è detto pentito, spiegando che quel sacrificio si è reso necessario per arrivare a giocatori come Huff ma soprattutto Dumerville.

Tuttavia è impossibile non ricordare l’impatto straordinario avuto da Boldin nei playoffs senza contare che accanto a Terrell Suggs c’è un altro pass-rusher interessante come Courtney Upshaw.

Era Dumerville così indispensabile? E soprattutto invece di sacrificare Boldin non era forse meno strategico un giocatore come il FB Vonte Leach?

Sono interrogativi ancora aperti ed assolutamente legittimi che però non possono oscurare il grandissimo lavoro fatto dal FO dei Ravens in questa pirotecnica offseason.

Difficilmente Baltimore sarà una contender per il Superbowl già da quest’anno (anche se i playoffs sono un obiettivo alla loro portata) ma certamente Newsome, DeCosta e Harbaugh hanno messo le basi per essere competitivi già dal 2014.