AFC e dintorni

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Brutti, sporchi e vincenti.

E’ questa la miglior sintesi delle prime due settimane del campionato dei Patriots. L’offseason non è stata solo segnata dalla triste vicenda Hernandez e dai cronici problemi fisici di Gronkowski, ma anche da un mercato che non sembra essere riuscito a mantenere il livello tecnico precedente. Brady si sta affannando a cercare nuove intese con i vari Amendola, Thompkins e Sudfeld, ma l’incredibile numero di ricezioni messo a segno da Edelman, fa capire come il Qb non sia troppo convinto dalle nuove soluzioni.

A complicare le cose ci si è messo l’infortunio di Vereen, mattatore nell’esordio a Buffalo, e degna alternativa ad un Ridley al momento lontano dagli standard della scorsa stagione. Nonostante questo il risultato è arrivato, grazie al limitato numero di palle perse, ma soprattutto a una difesa cresciuta moltissimo e rinsanguata dai due ultimi Draft. La carta d’identità di Brady, il totale affidamento nelle sue mani dell’attacco, la scarsa fiducia in Mallett e i balbettii della linea offensiva, lasciano intuire la graduale usura di un meccanismo offensivo che ha segnato un’epoca Nfl.

Le strane coppie.

La figura del cosiddetto workhorse, il Rb che monopolizza i giochi di corse di un team, appare inesorabilmente in via di estinzione. Al suo posto gli allenatori preferiscono sempre più affidarsi ad una coppia, se non a un terzetto, di giocatori con caratteristiche peculiari, che ne favoriscono l’utilizzo specifico a seconda della situazione di gioco. La transizione a questo nuovo modello non è però sempre indolore, soprattutto se a perdere portate sono stelle consacrate come Arian Foster e Ray Rice.

Statisticamente secondi solo a Peterson, realizzatori principali in goal line, sono entrambi stati messi in discussione dall’esplosione di un compagno di reparto e dalle scelte tecniche dei rispettivi allenatori. Per Foster la concorrenza di Ben Tate non è un fatto nuovo, ma il ricco rinnovo contrattuale dello scorso anno e l’imminente scadenza di quello del collega, pareva garantirgli la preminenza nelle scelte offensive dei Texans.

L’offseason è stata invece caratterizzata dagli infortuni e dalle ottime prove del rivale in preseason, che ne ha approfittato guadagnandosi il ruolo di titolare nella partita d’esordio. La seconda settimana di campionato ha visto il ritorno di Foster titolare, ma con un Tate ancora superiore per media yard corse. Per smorzare i primi mugugni, la dirigenza di Houston si è affrettata a sottolineare la centralità di Foster, a testimonianza di una situazione che non sarà semplice gestire settimana dopo settimana.

Per Rice la situazione è se possibile più delicata, dato che il rivale, Bernard Pierce, è solo al secondo anno tra i pro, ma sembra aver già convinto tutti sul fatto che il futuro delle corse a Baltimore apparterrà a lui. Ad aggravare le cose un inizio di stagione poco convincente dell’intero attacco dei Ravens, che sembrano aver al momento rovesciato l‘equilibrio corse-lanci a favore dei secondi. Il valore del Rb non è in discussione, ma la sensazione che per dirigenti, tecnici e tifosi il dominio incontrastato di Rice sia terminato, è molto forte.

La prudente rivoluzione di Buffalo.

La vittoria sul filo di lana dei Bills su Carolina, non ha chiuso la discussione sulla gestione dell’attacco da parte del nuovo tecnico Marrone. Con l’arrivo di tanti volti nuovi dal Draft, su tutti il Qb EJ Manuel e il Wr Robert Woods, e potendo contare su una coppia di Rb come CJ Spiller e Fred Jackson, ci si aspettava che il tecnico da Syracuse spingesse da subito sull’acceleratore, proponendo una divertente west coast offense, intervallata da massicce dosi di read option. La realtà invece è che i Bills fino ad ora sono parsi un team decisamente conservativo, incentrati sulle corse, mentre a Manuel è stato affidato un compitino piuttosto elementare, basato in gran parte di passaggi sul medio-corto raggio, chiamandolo allo scramble in rarissime occasioni.

In molti hanno criticato Marrone per lo scarso coraggio dimostrato, ma siamo sicuri che non si tratti di saggezza? Centellinare le responsabilità su un Qb rookie come Manuel, evitandogli anche inutili rischi per la salute, vedasi l’esempio di Griffin a Washington, non è certo mancanza di coraggio. Così come cercare di limitare le palle perse, affidandosi ai Rb non solo per le corse, ma anche per un massiccio numero di passaggi, è il modo più semplice per alleviare la pressione sulla tasca e rendere meno prevedibile il gioco aereo.

Certamente ci si attende di vedere più spesso la potenza del braccio di Manuel, così come più varia ed equilibrata la selezione dei giochi, ma l’ultimo drive di domenica, con 80yd macinate in 90 secondi senza timeout, sembra confermare la bontà di un progetto tecnico tanto acerbo quanto promettente.