Cartolina sbiadita da Singapore

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Il Gran Premio di Singapore ha lasciato dietro di sè tre certezze.

La prima è che la Red Bull Racing anche per quest’anno, e forse anche più degli anni passati, è pressochè imbattibile.

La seconda è che, a giudicare dai fischi che riceve da sotto il podio, Vettel sta sulle balle a tanta gente.

La terza invece è che Alonso e Webber sono due deficienti. Gran professionisti, per carità, ma comunque deficienti.

 

Sorvolando per il momento sul primo punto, appare innegabile che Vettel stia poco simpatico ancora più di Schumacher ai tempi della Benetton. Si potrebbe quasi arrivare a sospettare che abbia più detrattori che tifosi. La facilità con cui si sbarazza degli avversari quando ha davanti a se pista libera, lo fa apparire come arrogante e presuntuoso. Non vuol dire che magari non lo sia, ma di certo non è “colpa” sua se la sua Red Bull appare talmente cucita addosso al suo stile di guida, da sembrare impossibile da migliorare ancora.

 

C’è anche una corrente di pensiero un po’ trasversale, che sospetta vi siano preferenze da parte della Pirelli nel designare il tipo di pneumatico più adatto alle “lattine”. Un po’ quello che succedeva ai tempi della Bridgestone con la Ferrari. E proprio la Bridgestone, a distanza di qualche anno dal ritiro, risulta ancora essere uno dei primissimi equipaggiamenti per le rosse stradali. Non solo… Pare infatti che i clienti più affezionati (quelli che per inciso hanno diritto di acquisto di una Ferrari perchè già ne possiedono una) chiedano esplicitamente di NON avere Pirelli sulle vetture che ne sono provviste già alla nascita. Da solo tutto questo spiegherebbe già molte cose…

 

Quanto al duo comico Webber-Alonso, la malaugurata idea di fare il Taxista per uno e il cliente per l’altro, costerà all’australiano 10 posizioni in griglia. L’asturiano invece se la caverà con una tirata di orecchie. Un sistema complesso di cartellini gialli fa si infatti che Webber, arrivato a 3, paghi pegno, mentre Alonso, che si è fermato in piena traiettoria dietro una curva cieca, schivato su ambo i lati da Raikkonen, Rosberg e Hamilton, se la cavi con il semplice cartellino. Si dirà che è un gesto di altri tempi, quando queste cose accadevano spesso in quanto le vetture erano meno affidabili di oggi, e i piloti erano costretti a fare autostop. Di sicuro non era il caso di spingere la 2ª marcia fino ai 107 km/h avendo un uomo appeso alla vettura come una banderuola.

 

Il problema in sè non si porrebbe se non fosse per la pericolosità del punto di fermata. Alonso in primis, che dice di osservare attentamente le gare di GP2 della domenica mattina, avrebbe dovuto seguire anche il giro di rientro a fine gara, dove Leimer, il capo classifica, in piena distrazione entrava nella fiancata di uno dei rivali mentre quest’ultimo si apprestava a svoltare nell’ingresso paddock riservato appunto alla GP2.

No, il problema non è questo. Il problema è che i due furbacchioni si fanno beffa degli Steward e di quanto successo, pubblicando battutine sui loro profili Twitter fino a scomodare il regista di Rush, Ron Howard, chiedendogli di scritturarli per un nuovo film sulle corse in versione “Il Tassinaro”. Due deficienti appunto.

 

Quanto al primo punto in questione, la RBR appare imbattibile perchè lo è. E questo non perché sono dei supermen, piuttosto perchè da quattro anni gli altri non sono stati in grado di produrre nulla che desse loro pensieri. Ma la verità di tutte le verità, è che nessuno ha osato copiarli. Anzi, peggio. Hanno copiato tutti da tutti, tranne che da loro. Ferrari scelse due anni fa di copiare in parte lo schema sospensivo delle lattine, fallendo l’obiettivo per piú di mezzo campionato. McLaren copierà quest’anno lo stesso schema buttando nel cesso un intero campionato. Muso alto, muso con lo scalino, ma sempre in netto contrasto con la filosofia costruttiva della RedBull.

Poi l’F Duct passivo copiato tra Lotus e Mercedes, il sistema Fric che è di tutti e di nessuno e via discorrendo. Ma nessuno, in tutti questi anni, ha pensato di copiare spudoratamente una RedBull!

 

Il delitto non è quello di rubare le idee altrui e farle proprie. Semmai è pensare ancora, dopo quattro anni di sonore sconfitte, di saper fare di meglio.