Enigma a St. Louis

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Rams 2013: una storia di aspettative fin’ora deluse e di investimenti costosi non ripagati.

Nel frastuono che circonda la storica franchigia del Missouri, si rincorrono voci dalla sostituzione del QB Sam Bradford, al licenziamento a fine stagione di Fisher (molto improbabile visto il contratto che lo lega ai Rams).

Quali sono le circostanze che hanno portato i Rams ad un record 1-3?

– Il gioco di corse stenta, eufemismo. Nel 2012 i Rams erano 15esimi in quanto a yards ottenute per tentativo di corsa. Secondo lo stesso indicatore statistico, i Rams in queste prime 4 giornate di NFL sono penultimi nella lega. Un calo di prestazione molto significativo.

La mancata produzione nel ruolo di RB non è tuttavia ascrivibile alla departita di Steven Jackson. L’ex idolo di St Louis ha contribuito marginalmente all’attacco di Atlanta quest’anno. Sono sue solo 77 delle 328 rushing yards dei Falcons.

La linea è rimasta la stessa, salvo l’aggiunta del neo-infortunato Jake Long. La protezione del QB è rimasta sulla carta la stessa, anzi la gestione di Bradford della pressione è statisticamente leggermente migliorata.

Eppure benchè Bradford riesca a “migliorare” le prestazioni della sua linea dal punto di vista statistico, è altrettanto vero che nelle ultime due giornate il QB di Oklahoma ha avuto incontri molto ravvicinati con Linemen avversari.

Come è possibile che una squadra con un attacco sulla carta più performante grazie a draft e free-agency si ritrovi con un attacco così anemico?

Parte (o gran parte, dipende dalle correnti di pensiero) della colpa è da attribuire a Brian Schottenheimer. Spesso accusato di utilizzare un play-calling troppo conservativo e dunque prevedibile, non è che abbia entusiasmato nel 2012 coi Rams. Se poi ci ricordiamo dei frutti del suo lavoro ai Jets…come diceva Agatha Christie: “tre indizi fanno una prova”. Perchè non provare più spesso la hurry-up offense nella quale Bradford si era specializzato dai tempi del college?

Perchè Brian è un OC conservativo, temo.

– Il passing game non decolla: Sempre attraverso le statistiche avanzate offerte da “Cold, Hard Football Facts.com”, Stafford ha registrato una leggera flessione riguardo le sue prestazioni. D’accordo, con Daryl Richardson (nuovo RB), Tavon Austin (nuovo WR) più il veterano Jarred Cook, ci si aspettava molto di più.

Tuttavia sono diversi i fattori che hanno portato Bradford a faticare e non poco:

a) L’inesistenza sopra-citata di running-game porta il QB in molte situazioni di “3rd and long”. Tolti quei soliti 3 TOP QBs, nessun altro riesce ad essere performante senza un gioco di corse onesto.

b) Mancanza di affiatamento: Amendola non c’è più, il sistema si deve adattare alle caratteristiche dei nuovi ragazzi e ciò richiede tempo. Ciò in particolare è dettato dalla quantità enorme di drops collezionata dal trio Cook, Austin, Richardson. Ben 10 drops su 80 lanci (47 i completi). Cifre che scoraggerebbero qualsiasi passatore, onestamente.

c) Tempo di possesso: più 3 and out si collezionano, meno possibilità si hanno di segnare.

Corollario: l’inabilità della difesa di forzare 3 and out la porta a stare in campo per un tempo ulteriormente prolungato. Un effetto domino fin’ora letale per il giovane ex Oklahoma.

d) Schedule: le squadre affrontate, ad eccezione dei Cardinals, sono obiettivamente più forti dei Rams e probabilmente arriveranno ai playoffs. Questa domenica affronteranno Jacksonville ed il 20 di ottobre Carolina, alla portata dei Rams.

Finita la disamina dell’attacco, si passa alla difesa. La linea difensiva risulta nonostante i nomi, molto “scarsa” in quanto a prestazioni. Stats alla mano, sono la penultima linea della lega in quanto a difesa sulle corse, passaggi, conversioni di terzi down altrui. In una parola: un mezzo colabrodo.

Da salvare, quantomeno contro i 49ers, Robert Quinn, prodotto di North Carolina.

Altro reparto messo in croce è quello dei linebackers, colpevoli secondo molti di non riuscire a coprire i ricevitori nè di fermare i blocchi di secondo livello che spesso portano i RBs avversari in campo aperto. Ci si aspettava molto di più da James Laurinaitis, il quale in questo inizio di stagione sembra essere partito col freno a mano tirato.

Le secondarie sono un’altra incognita. L’emblema è un Cortland Finnegan che tra problemi di salute ed altri forse di attitudine concede troppi big-plays e non ha avuto minimamente l’impatto che ci si attendeva.

Parte delle colpe della difesa derivano dallo stare in campo troppo spesso, tuttavia qualora forzassero qualche 3 and out in più, si aiuterebbero da soli.

Infine non possiamo non parlare del Grande Baffo, Jeff Fisher. Allenatore molto corteggiato ad inizio stagione, molto canzonato ora che le cose vanno male. Coach dal record “buono ma non troppo”, disciplinario e fedele anche lui al running-game. Difficile dire se rappresenta il problema, altrettanto arduo sentenziare se ne sarà la soluzione.

Mi lascia perplesso il motivo per cui Fisher avrebbe portato ai Rams uno come Schottenheimer, che non solo è troppo run-oriented, ma manca anche della fantasia e forse del personale per fare di St. Louis la capitale del “ground and pound”.

Questi Rams hanno bisogno di tempo per migliorare, anche se non ci si può aspettare sempre che Bradford salvi tutti ogni domenica mentre si passa la prima metà della partita a non segnare. Un QB deve essere messo in grado di dare il meglio. Avendo da un lato Bradford, talento che dà il meglio dalla shotgun…e dall’altro Schottenheimer, i Rams “strutturalmente” non posso andare lontano. Non vorrei che per la testardaggine dell’OC debba pagare poi il QB (vedi situazione Freeman a Tampa), soprattutto un talento come Bradford. Sam non metterà mai numeri da top-QB in questo attacco, penso sia chiaro a tutti. Nè dobbiamo fargliene una colpa al ragazzo di Oklahoma, del resto.

St. Louis ha investito sapientemente nel futuro, come testimoniano le loro mosse intelligenti al momento del draft. Bisogna aver pazienza e decidere a fine stagione che identità dare all’attacco. Per quanto riguarda la difesa, è troppo brutta per essere vera. Ha bisogno di rinforzi però non sono questi i Rams che l’anno scorso avevano fatto sperare i loro tifosi nel futuro più prossimo.

Si dice che una volta toccato il fondo non si può che risalire. Niente di più vero per questa franchigia. Le prime risposte si attendono domenica contro i Jaguars, squadra chiaramente alla portata degli Arieti. Altrimenti potrebbe prospettarsi una lunga e dura annata per Fisher e soci, e l’ex fenomeno di Oklahoma, Sam Bradford, potrebbe accasarsi altrove. Ora più che mai il destino è nelle loro mani. Che ne facciano buon uso.