I Colts, un enigma difficile da risolvere

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I Colts hanno appena vinto la Afc South, e si apprestano a vivere una seconda parte del mese di dicembre di relativa tranquillità, avendo un posto ai play-off che li attende e poche possibilità di guadagnarsi uno spot migliore del quarto, visto che Denver, New England (e a questo punto anche Cincinnati) hanno record migliori e probabilmente irraggiungibili.

Eppure ad Indianapolis la situazione è tutto tranne che tranquilla. E il motivo semplicissimo: la squadra, che pur non ha mai convinto fino in fondo e sta campando d’inerzia grazie a un inizio di campionato dove aveva battuto tre delle squadre più forti in circolazione (Denver, Seattle e San Francisco), da mesi sta vivendo un lunghissimo momento negativo, fatto di larghe e incredibili sconfitte (tipo il 38-8 casalingo con i Rams), di vittorie risicate e fortunose (Houston, Tennessee due volte), tanto da scontentare tutti.

Insomma, il record è buono, i Colts faranno i play-off, ma la squadra è una delusione quasi totale, sul piano delle prestazioni e spesso anche dell’atteggiamento. Nelle ultime due trasferte i Colts hanno subito 83 punti complessivi, hanno segnato tre punti nei primi due tempi, hanno mostrato di essere totalmente fuori ritmo in attacco e vulnerabili in difesa. Corse o lanci che fossero.

 

L’infortunio di Wayne.

Gli infortuni nella Nfl sono all’ordine del giorno, i Colts tra l’altro non sono mai stati troppo fortunati da questo punto di vista, anche quest’anno di giocatori importanti out for season ce ne sono parecchi, e praticamente tutti della unit offensiva: ma le assenze dei vari Thomas, Allen, Ballard e Bradshaw non avevano neanche lontanamente avuto l’effetto negativo che l’assenza di Reggie Wayne ha avuto su Luck e tutto l’attacco di Indianapolis. Tolto il punto di riferimento offensivo, le mani cui rivolgersi quando la palla scotta, l’uomo (se ce n’è uno) dei terzi down, ecco che l’efficienza offensiva è evaporata completamente. I Colts stanno collezionando three and out come mai si era visto prima. Ma ridurre tutto all’infortunio di Wayne è probabilmente riduttivo, anche se non lontanissimo dalla realtà, perché il problema è più profondo: la verità è che la filosofia offensiva di Pep Hamilton non è stata digerita affatto (e chissà se mai lo sarà), i problemi con la linea non sono stati risolti, il secondo ricevitore è stato totalmente sbagliato (Heyward Bey è un disastro, letteralmente), la gestione dei running back confusa e infelice, forse non solo per colpa dei giocatori, in particolare ovviamente Richardson, che stanno deludendo.

In questa situazione anche Luck pare essere involuto e mal gestito, e non riesce ad essere preciso e pericoloso come nell’anno da rookie. Resta il miglior giocatore di questa squadra, e di gran lunga, ma la sua non è stata una stagione all’altezza delle (enormi) aspettative che ha generato nel 2012 battendo record su record.

Se è vero che il miglior aiuto alla difesa lo può dare l’attacco restando i campo il maggior tempo possibile, è evidente che in questo senso la difesa dei Colts ha ricevuto poco supporto. Ma se i problemi dell’attacco possono essere tutto sommato identificati e cercare una soluzione, magari in vista del 2014, non sembra impossibile, per la difesa siamo davvero in alto mare.

Chuck Pagano con il suo «building a monster» aveva promesso un deciso upgrade delle prestazioni, rispetto al passato più o meno recente. Invece, nonostante pochi infortuni davvero rilevanti, i Colts stanno concedendo oltre 25 punti a partita, che diventano oltre 31 se consideriamo le ultime sette gare. Un disastro senza attenuanti né precedenti (escluso l’anno dell’infortunio di Manning), che si fa fatica a spiegare, sia valutando il materiale umano (perchè è li che in free agency si è lavorato di più), sia gli intendimenti e le propensioni del coaching staff.

Uno staff che invece sta deludendo su tutta la linea, evidenziando i limiti (di mentalità, aggressività, interpretazione del football) che si temeva potessero emergere quasi due anni fa, quando Pagano è stato assunto, e che sono stati nascosti, va detto, dalla sua malattia e dalla gestione 2012 di Bruce Arians.

La stagione non è ancora finita, può darsi che tra i vari Brazill e Rogers i Colts trovino un ricevitore in grado di dare una mano a Hilton, può essere che l’attacco ritrovi ritmo e Richardson (che possa dare di meno pare impossibile), e può pure essere che la difesa si svegli, ma sembra molto più probabile che l’avventura dei Colts a gennaio si possa rivelare il più classico degli one and done, tanto frequente da queste parti.

E a quel punto le reazione del proprietario Irsay potrebbero pure essere davvero sorprendenti.