Djokovic bis, la sfida a Nadal ora si trasferisce sul rosso

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Decisamente Novak Djokovic non è un giocatore in crisi. Dato in affanno dopo un Australian Open sottotono e la sconfitta subita da Federer a Dubai, il 26enne giocatore serbo si è presentato alla trasferta americana di primavera con in testa qualche piccolo dubbio, che ora deve però aver cancellato…

Perché Djokovic ha vinto sia a Indian Wells che a Miami, e lo ha fatto nel modo che probabilmente gli dà più soddisfazione: battendo in finale i suoi due arcinemici, ovvero prima Federer e poi Nadal. Soprattutto con lo spagnolo, che l’aveva mortificato per buona parte della scorsa stagione (compresa la sanguinosa semifinale del Roland Garros persa 9-7 al quinto), Nole ha mostrato il suo tennis migliore, fatto di costante pressione da fondo e di improvvise accelerazioni, contro le quali Nadal non ha mai trovato le contromisure.

La finale, affascinante ma modesta sul piano tecnico e del pathos data la distanza tra i due giocatori (almeno nell’occasione) è stata conclusione appena discreta di un torneo appena discreto, funestato dalla totale assenza di semifinali (evento mai successo prima a livello Atp) a causa dei forfait di Nishikori e Berdych, fermati da guai fisici improvvisi. Proprio il giapponese era stato fin lì il vero protagonista, fermando, e sempre in rimonta, prima Dimitrov, poi Ferrer e infine Federer. Per il resto Miami non aveva offerto particolari spunti o sorprese, visto che a livello femminile ha vinto, strano ma vero (è la settima volta), Serena Williams, mentre stavolta dei giocatori italiani si è persa subito traccia. Errani e Vinci sono in crisi, la Giorgi non ha passato nemmeno le qualificazioni e la Pennetta ha dovuto inchinarsi ad un’ottima Ivanovic. In campo maschile Fognini ha cozzato presto contro Nadal e se n’è andato in fretta dal torneo, tra i fischi, senza nemmeno lottare, cosa che gli è già capitata troppo spesso.

Ma se il torneo non è stato molto bello (molto meglio Indian Wells, bisogna dirlo), spalanca comunque scenari interessanti per il futuro. Un futuro che, essendo ad aprile, si chiama ovviamente terra rossa. Archiviato il prossimo week-end dedicato dalla Davis (l’Italia affronta in casa la Gran Bretagna con ottime chance di vittoria e accesso alle semifinali, e dire che la Federazione italiana ci crede è un eufemismo, basta vedere lo spot di presentazione dell’evento in stile «chiamata alle armi» con una retorica che avrebbe fatto comodo persino a Churchill), partirà il ciclo di tornei che solitamente vede Rafa Nadal assoluto dominatore. Ma con Djokovic (uno che in passato, anche se non con continuità, ha battuto lo spagnolo anche sul rosso) in queste condizioni di forma, non è detto che non ci possa essere più competizione anche sui court più lenti del circuito. Tra l’altro ora tra Nadal e il serbo ci sono meno di 1.900 punti di differenza, e considerando quanti ne deve difendere il maiorchino da qui a giugno, anche la prima piazza del ranking mondiale può essere rimessa velocemente in discussione. Difficile invece che altri giocatori possa inserirsi in questo duopolio: Murray è in progresso ma sulla terra non è mai stato efficace, Ferrer è due gradini sotto, Federer non è in grado di reggere sul piano fisico, Del Potro out, gli altri non sono affidabili, Wawrinka compreso. Comunque aspettiamo, e tra poco vedremo.