Senna dopo Senna

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Va bene che la Mercedes ha già ucciso il mondiale. Va bene che Lewis, una volta sceso dalla monoposto non sapeva cosa inventarsi per festeggiare, preso nella morsa del “Fiuuu, per poco Nico non mi fa la festa…” e  “Ufff, adesso diranno che mi piace vincere facile e che fino a ieri ero una pippa…”. E va bene anche che la Ferrari non fa notizia, presa com’è nei suoi problemi… ma tant’è, il popolo dei Social Network continua imperterrito a postare e condividere tutto quello che trova sul più grande di tutti. Quell’Ayrton Senna mai dimenticato, e per il quale il 1° Maggio ad Imola anche il sottoscritto ha versato il tributo delle lacrime al Tamburello.

Di Ayrton ormai sappiamo moltissimo. Mai sazi, in realtà forse sappiamo anche troppo. Quantomeno più di quello che normalmente una star lascerebbe trasparire del suo privato.

Ma siamo sicuri che quello che sappiamo è del tutto vero?

Nella normalità delle cose, dal pettegolezzo sulla vicina di casa alla pubblicità di una nuova auto, ogni cosa viene enfatizzata, ingigantita, storpiata e poi accettata come verità fino a prova contraria.

Esemplari nel caso del brasiliano, le citazioni come “Non esiste curva dove non si possa sorpassare”, estrapolato da un’intervista più complessa di una semplice frase. Non che questo sminuisca il personaggio, ma in molti tendono a confondere quest’ultimo con l’uomo.

Tra i tanti che fanno ancora oggi questo errore, a distanza di 20anni, troviamo un certo Luca Cordero di Montezemolo, convinto com’è che la frase pronunciata da Senna in un colloquio tra i due (“Chiuderò la mia carriera con voi”), valesse come un contratto già firmato.

La stessa frase Ayrton la disse anche a Minardi. Da qui a dare per scontato che l’avrebbe fatto davvero però…

L’unico momento in cui la rossa è stata davvero vicina ad avere il brasiliano risale ad un pre-accordo firmato tra le parti ad opera di Cesare Fiorio. E qui nasce il nuovo caso… La storia ci racconta che gli allora alti dirigenti Fiat, preferendo Prost, decisero di non portare avanti la trattativa. Notizia che invece viene smentita involontariamente dalla sorella Viviane, la quale in una recente intervista rivela che in un pomeriggio di una normale giornata estiva,  a passeggio davanti all’Hotel de Paris a Montecarlo, Ayrton le disse di non aver intenzione di correre con la Ferrari. Sentiva che non erano in grado di fornirgli una vettura tecnicamente al pari delle inglesi.

Com’era possibile allora che ci fosse un pre-contratto? Semplicemente perché Senna sapeva gestire a menadito gli affari che lo riguardavano. Sapeva che era carta straccia, e sapeva ancora di più che questi rumors avrebbero fatto alzare ancora di più il suo valore commerciale in McLaren, in quella che era la perenne sfida tra lui e Ron Dennis. Nemmeno Jakobi, il suo manager, aveva diritto di replica sui suoi accordi.

Ecco perché fa ridere sentire queste dichiarazioni da parte del presidentissimo Montezemolo.

Passi la poco apprezzata intromissione nella manifestazione dedicata ad Ayrton in quel di Imola (malumore confermato indirettamente anche da chi ha organizzato il museo itinerante), ma spendere delle parole così importanti, su una questione così delicata può avere solo due spiegazioni. La prima, e preferibile, che la notizia potesse dare più visibilità alla presenza Ferrari al Senna Tribute, oppure essere stati presi per il… naso da uno che, la storia ce lo ha insegnato gara dopo gara, ha sempre premeditato tutto quello che lo riguardava.

Ayrton è sempre stato così. Chi ricorda i giorni infiniti tra un GP e l’altro, non può aver dimenticato che delle dichiarazioni di Senna ne erano piene le pagine dei quotidiani. Affermazioni sempre pepate, pungolanti. Di Formula1 se ne parlava tutti i giorni. Soprattutto nella pausa invernale! Bei tempi… Ma questo non vuol dire che tutto quello che Ayrton diceva corrispondesse a verità. E al tempo stesso non era detto che non ci credesse comunque. Un po’ complicato, ma con l’allenamento “Fratelli Parrilla” si può entrare nel personaggio. Ne sanno qualcosa piloti come Zanardi, Sospiri e ancora di più Modena.

Quante cose ci sono state vendute dai giornali come rivelazioni per la plebe… una su tutte la sua religiosità. Andò persino in un college inglese a parlarne. Prima di quel giorno in quanti avevano mai sentito Senna parlare di Dio? Fu un fulmine a ciel sereno. Una delle sue trovate. Anche in questo caso, non vuol dire che non fosse religioso. Solo che sapeva come strumentalizzare intelligentemente ogni cosa lo riguardasse. Si badi bene però che questo è ben diverso dal “farsi vedere” al solo scopo di fare bella figura. Ayrton credeva in quel che faceva e lo portava avanti in modo quasi sconsiderevole e maniacale. Basti vedere come il suggerimento della sorella Viviane di trovare pace nei versi della bibbia, lo portò a dare alla luce l’idea della Fondazione a favore dei bimbi brasiliani meno fortunati.

A questo punto val la pena porsi una domanda: cosa sarebbe stato Ayrton se non fosse morto? Come sarebbe andata? Quanto segue è da ritenersi del tutto personale e frutto di deduzioni per somma dei fatti.

Il matrimonio con Ferrari non sarebbe mai nato. Alla Ferrari c’era il bisogno concreto di un team di tecnici affiatato, come successo poi con l’arrivo di Schumacher. I due non avrebbero mai nemmeno iniziato il rapporto, e la Rossa aveva bisogno di Ross Brawn e soci. Ayrton avrebbe vinto con la Williams, poi sarebbe facilmente tornato in McLaren. Forse poi anche Minardi. Chiusa la parentesi Formula1, non avrebbe abbracciato la IndyCar perché le riteneva poco reattive. Nel frattempo sarebbe stato l’importatore di riferimento del gruppo Audi nel Sud-America. Da li ad un posto fisso in quel di LeMans il passo è breve. Pilota per le prime vittorie Audi sul circuito della Sarthe, è facile pensarlo a capo del gruppo Motorsport al posto del grande Wolfgang Ullrich.

Forse sarebbe andata diversamente, chissà… Di certo Viviane sarebbe stata a capo della Fondazione, perché dei motori Ayrton ne aveva bisogno più dell’aria stessa.