Anche i Piloti toccano ferro

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Che cos’è un Pilota? Non si tratta di coniare una metafora, ma trovare una formula matematica, sebbene astratta, che arrivi a definire il termine “Pilota”.

Ebbene, se lo chiedete ad un pilota, nella maggior parte dei casi non sarà in grado di rispondere. Nella migliore delle ipotesi ognuno formulerà una risposta a sé, e sarà sempre giusta. Ma se si volesse teorizzare un elenco di doti che un pilota deve avere, per potersi definire tale, non mancherebbero l’audacia, la sensibilità, il senso della velocità, la temerarietà, la faccia tosta per alcuni e l’umiltà per altri (spesso coincidono…). Molte di queste qualità sono andate perdute dopo gli anni ruspanti della Formula1, e hanno lasciato il posto a quelle due che Niki Lauda amava riassumere in “sedere e cervello”.

Nel primo gruppo, il sedere appunto, rientrano la sensibilità delle chiappe, il piede pesante e un cuore grande come il Colosseo Nel secondo l’intelligenza e l’istinto di conservazione. Tutto qua quindi? No, perché un pilota prima di tutto, prima di sedere e cervello, è pura irrazionalità!

Qualunque pilota a domanda specifica risponderà sempre che la sfortuna non esiste, e in parte avrebbe ragione. Dopotutto deve interagire con un mezzo meccanico e tecnologico che può rompersi in qualunque momento. Ciò nonostante non vi è pilota che non sia incline a qualche forma scaramantica. Per conferma basterebbe osservare Valentino Rossi prima di salire in moto, o farsi raccontare da chi lo ha visto in griglia di partenza, di un Senna che andava fino alla linea di via e poi, tentando di non dare nell’occhio, strisciarci sopra la suola delle scarpette. Ci sarebbe la schiera di quelli che si tengono addosso le stesse mutande,  ma è difficile che al giorno d’oggi avvenga ancora…

Fatte queste premesse, accantoniamole. Perché nulla può combattere il migliore dei mali corsaioli, ovvero la Fortuna! Senza nulla togliere alla bravura di nonno Schumacher, il Dio Sedere (marito della Dea Bendata…) ha sempre viaggiato seduto sulla sua spalla destra. Qualcuno obietterà che il tedesco ha avuto anche qualche sfiga, come la tibia e perone rotti a Silverstone nel ’99. Eppure Schumacher nella seguente intervista-fiume disse testuali parole: “Sono fortunato ad essere ancora vivo”. Non citò mai la sfortuna, semmai il fato. C’è poi il motore rotto a Suzuka nel 2006, che consegnò di fatto il titolo ad Alonso per la 2^ volta di fila. Ampiamente ricompensato però da 7 mondiali, e comunque anche gli Dei hanno diritto ad un giorno di ferie…

Ma dove andò il Dio Sedere dopo il ritiro del Kaiser? Semplice. Non volendo fare troppa strada restò in Germania e si appollaiò sulla spalla destra di Heidi, alias Sebastian Vettel. Coadiuvato da una vettura missile e da un team bibitaro che ha fatto di tutto per spianargli la strada, il biondino si è portato a casa gli ultimi 2 mondiali di seguito. Ma qualcosa ha spinto il Dio a guardarsi attorno. Forse sentitosi messo in ombra da una Red Bull più che perfetta, ha preferito una spalla e una scuderia meritevoli ma non al top. Alonso e la Ferrari.

Con tutto il dovuto rispetto per lo spagnolo, il paradosso è che furono proprio i tifosi ferraristi a soprannominare Fernando (dopo quel GP di Suzuka 2006) con l’appellativo di… Culonso! Per i tifosi della McLaren invece Alonso è, e rimarrà sempre, il “Traditòr delle Asturie” per ovvie ragioni di attaccamento alla maglia.

Quest’anno però, l’ego smisurato del Dio ha prevalso sul profilo basso che si era autoimposto ad inizio stagione, manifestandosi in tutto il suo splendore attraverso la “maledizione del secondo”. Da quando Fernando ha agguantato la testa del mondiale, al secondo classificato di turno è successo qualcosa. E’ accaduto a Vettel a Monza, è successo a Singapore ad Hamilton. Nessuno riesce ad avvicinarlo, malgrado le prestazioni delle Ferrari non siano all’altezza di Red Bull e McLaren.

Tuttavia la stagione non è finita, e se la sfortuna non esiste, allora i rivali possono mettere da parte aglio e cornetti e lasciare la porta aperta alla fortuna, perché Alonso sta giocando col fuoco. Le dichiarazioni post-gara dell’asturiano sono rivelatorie: “E’ andata bene un’altra volta, ma non possiamo continuare così. Non potrà sempre accadere che il mio avversario più immediato si ritiri!”.

Una frase che, c’è da scommettere, non piacerà per niente al Dio Sedere, il quale potrebbe decidere di prendere domicilio altrove. Schumacher sarebbe ben lieto di dargli di nuovo un passaggio sulla sua monoposto, ma viste le recenti performance del tedesco è facile che stavolta resti in ferie un po’ più a lungo.