Is Kaepernick Da Man?

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Sono bastati appena 10 quarti di football per comprendere per quale ragione Harbaugh preferisca giocare con quello che è sostanzialmente un rookie piuttosto che con un veterano che l’anno scorso è arrivato a due sciagurati fumble dal Superbowl.

Kaepernick possiede un atletismo ed una capacità di estendere i giochi paragonabile ad un RG3, ad un Cam Newton o ad un Michael Vick ed ha un braccio tra più potenti della lega.

E’, però, sicuramente la verticalità e l’esplosività che l’ex prodotto di Nevada ha dato all’attacco dei 49ers a destare le maggiori sorprese. Non è solo una questione di potenza di braccio (tra l’altro Smith non è messo male in questo senso, ma è nell’atteggiamento mentale dove i due QB sembrano distanti anni luce.

Kapernick non ha paura di fare quei lanci che in carriera Smith non ha quasi mai tentato, mentre il primo ha sempre gli occhi downfield e cerca sempre di verticalizzare il gioco, il secondo spesso si rifugia nei check down e si accontenta di ciò che gli regala difesa. Soprattutto Kaep non ha timore di lanciare in quelle che vengono definite le tight windows, mentre Smith deve sempre vedere il WR un po’ separato dal difensore per lanciargli il pallone.

Non c’è dubbio pertanto, neanche ai più strenui sostenitori di Smith, che il futuro in questa franchigia non sia più lui e con tutta probabilità questa sarà la sua ottava ed ultima stagione in red n’ gold. Quello che però molti si chiedono è, se sia sensato pensare ad un avvicendamento in cabina di regia ad un mese dalla fine della regular season con una franchigia come i 49ers con ambizioni da Superbowl.

La domanda che l’HC dei 49ers dovrebbe porsi è la seguente: “Quest’anno chi è che mi garantisce le maggiori possibilità di Superbowl?”

Dalla risposta a questo quesito dovrebbe poi discendere quasi in maniera automatica la scelta del QB titolare per la parte finale della stagione.

E’ ovvio che se Harbaugh ritiene che con Smith non si vada da nessuna parte, allora ha certamente ragione nell’aver dato un’occasione al suo backup. Tuttavia questa ricostruzione sembra poco coerente con gli avvenimenti delle ultime due stagioni.

L’ex HC di Stanford ha investito parecchio sull’ex prima scelta assoluta del2005, ha giocato tantissima della sua credibilità su di lui ed inoltre il suo avvicendamento a favore di Kaepernick è sembrato davvero casuale è dettato semplicemente dall’infortunio di Smith e non qualcosa di pianificato a tavolino.

E’ vero anche che Harbaugh ha ritagliato dalle prime giornate uno spazio per il suo backup concedendogli degli scampoli di partita a ridosso dell’EZ avversaria per sfruttare le sue abilità atletiche. Questo potrebbe far pensare che un avvicendamento nella testa dell’HC dei 49ers ci fosse già da tempi non sospetti.

E’altrettanto vero, però, che quando si è reso conto che questo balletto di QB stava mandando in confusione l’attacco, non ha avuto esitazione nel puntare deciso su Smith e nel rimandare Kaepernick in panchina con la lavagnetta in mano.

Questo ulteriore voto di fiducia aveva aumentato il livello delle prestazioni di Smith che contro l’ottima difesa di Arizona aveva avuto una partita ai limiti della perfezione e nella sciagurata (per lui) partita casalinga contro i Rams era stato caldissimo, prima di lasciare il campo per una commozione cerebrale.

Habaugh sapeva che la partita contro i Saints sarebbe stata per lui e per la sua squadra un punto di non ritorno. L’impiego di Kaepernick era ancora giustificato dalle condizioni fisiche non ottimali di Smith, ma allo stesso tempo un’altra prestazione on fire della seconda scelta del 2011 avrebbe reso quasi impossibile toglierlo dal campo.

E’ così è stato. La vittoria sul difficile campo di New Orleans è frutto anche e soprattutto di una difesa feroce che ha saputo mettere 14 punti sul tabellone, ma ancora una volta Kaepernick è sembrato totalmente in controllo dell’attacco, mostrando una facilità irrisoria nel fare i big plays.

A questo punto Harbaugh è ormai “prigioniero” della sua creatura. Kaepernick è inamovibile e, i 49ers che sono vicinissimi ai playoffs per il secondo anno consecutivo, si giocheranno con lui le chances di arrivare fino in fondo.

Chi conosce e segue questo sport da un po’ di tempo sa che la post season è tutta un’altra musica. I playoffs sono partite secche senza un domani, si giocano spesso in condizioni climatiche poco confortevoli e la paura di sbagliare e l’emozione di un debuttante possono fare tutta la differenza del mondo.

San Francisco ha costruito il proprio roster per avere una finestra di opportunità biennale per arrivare al grande ballo: questo ed il prossimo. Si gioca il primo dei due possibili match point con un QB rookie. Harbuagh è un presuntuoso che pensa di saperne una più degli altri o anche stavolta ci ha visto più lungo dei tutti?

A febbraio conosceremo la risposta…..