JJ Watt: da ragazzo delle consegne a incubo dei QB

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Negli ultimi anni in NFL abbiamo assistito a un’evoluzione della fase offensiva che ha portato all’affermarsi dell’attacco come l’unità più importante dell’intera squadra. Sono stati battuti parecchi record offensivi e nella passata stagione ben 4 QB hanno lanciato per più di 5000 yards, e il QB dei Saints, Drew Brees, ha battuto il record di yards su lanci che risaliva al 1984 e apparteneva alla leggenda Dan Marino. Tuttavia, se ancora vale il detto secondo cui “l’attacco vende biglietti, la difesa vince le partite”, ecco allora che vale la pena spendere due parole su un giocatore come Watt, DE degli Houston Texans.

La storia di Justin James, per tutti JJ, è una storia molto particolare, che ha i contorni e le sfumature del tipico “American Dream”. Primo di tre fratelli, al momento del parto JJ subisce la frattura della clavicola per le difficoltà a venire alla luce dovute alla sua già considerevole statura. Ogni qualvolta riceveva una chiamata d’emergenza, John Watt, pompiere del Wisconsin, chiamava casa per sentire suo figlio JJ piangere, ridere, o semplicemente respirare. Questo gli dava la carica e la tranquillità per affrontare le dure sfide del proprio lavoro. JJ Viene educato dalla famiglia a comportarsi sempre in maniera corretta e modesta e proprio questa sua caratteristica l’accompagnerà nel corso della sua carriera, anche oggi che è un giocatore famoso e affermato. Nella sua prima casa in Texas, ha ancora decorazioni di Halloween fatte da lui stesso.

La storia sportiva di JJ comincia nel 2006 quando il padre John lo porta in una palestra da Brad Arnett, padrone della NX Level Sports Performance, per sapere se suo figlio abbia le capacità per diventare un giorno un buon giocatore di Football. Brad guarda le lunghe braccia del piccolo JJ, guarda la sua stazza già imponente per un ragazzo di 17 anni e in quel momento capisce che in JJ vi è molto materiale su cui lavorare. A causa della mononucleosi, dopo un anno di stop forzato, JJ è costretto ad accettare una borsa di studio a Central Michigan. Il suo ruolo? Tight end (sì, avete letto bene!). JJ però vuole giocare in difesa. Lascia Central Michigan, per mantenersi gli studi lavora come ragazzo delle consegne per una pizzeria locale, aneddoto che è stato richiamato più volte nelle trasmissioni sportive Americane. Si allena duramente per sei mesi con lo scout team dell’università del Wisconsin e finalmente ottiene una chance per giocare, questa volta nel suo ruolo preferito: Defensive End.

L’anno di svolta per JJ arriva nel 2010, quando riesce a deviare più passaggi di tutti i membri eccetto uno della secondaria dei Badgers, risultato straordinario per un uomo di linea. Le prestazioni di JJ, unite alle sue caratteristiche fisiche fuori dal comune come la lunghezza delle braccia e l’atletismo prorompente, gli valgono la chiamata come 11ma scelta assoluta degli Houston Texans nel corso del Draft NFL del 2010. Lo scetticismo iniziale dei tifosi della franchigia texana funge da propellente per JJ, che sin dalla sua prima stagione da Pro si afferma come uno dei più promettenti DE dell’intera lega. Chiude la sua stagione da Rookie con 5.5 sacks.

 

La vera consacrazione di JJ arriva però questa stagione. Nel corso di sole 7 partite ha infatti collezionato già ben 9.5 sacks ma la cosa che più colpisce è la sua capacità di deviare i passaggi dei QB avversari. La tifoseria dei Texans l’ha già soprannominato JJ “Swatt”, ossia “Deviazione”. Sfruttando la lunghezza delle sue braccia, JJ ha, infatti, deviato 10 passaggi, e 4 di queste 10 deviazioni hanno portato a un TD. Molti analisti americani l’hanno perfino inserito nella corsa al titolo di MVP della stagione. E’ dal 1986, con Lawrence Taylor, che un uomo di difesa non vince questo titolo. Che sia la volta buona?