Il lato cieco ci vede benissimo

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Siamo agli sgoccioli, fra pochi giorni come ormai di abitudine dal 1967 a oggi, l’America si prepara a fermarsi per la grande finale di football, il Superbowl, grande evento mediatico programmato per domenica sera 3 febbraio, in Italia, alle 18.30 orario dell’East coast, mezzanotte e mezzo in Italia.
Il Superbowl è sicuramente uno degli appuntamenti nazionali più attesi, seguiti e ambiti, il sogno per ogni ragazzino e per ogni appassionato, il desiderio e il massimo traguardo per chi invece pratica questo sport, paragonabile per noi italiani a una finale di Champions League o di coppa del mondo di Calcio.
Quest’anno il “grande ballo” vede come protagoniste i San Francisco 49ers e i Baltimore Ravens.
In occasioni come questa capitano a volte coincidenze e intrecci tra vita personale e sportiva di alcuni uomini che rendono la sfida ancora più speciale e affascinante e l’attesa molto più “chiacchierata”.
I due team sono allenati da due fratelli, destino ironico quanto raro e beffardo, San Francisco non tornava in finale dal 1995, il grande LB di Baltimora Ray Lewis è prossimo al ritiro, il leggendario quanto estroverso WR di 49ers Randy Moss (l’anno scorso inattivo senza contratto) ritorna in finale dopo il SB perso con i Patriots nel 2007 e le controverse vicende dei due quarterback sembrano create appositamente per la finale del SB; Tutto questo è già stato raccontato in abbondanza dai media americani, ma questo sarà anche la finale di Micheal Oher, l’OT dei Baltimore Ravens.
Micheal Jerome Oher, nato a Memphis nel 1986 è diventato famoso prima grazie ad un libro e poi al film di grande successo negli Usa ma poco pubblicizzato in Italia ” THE BLIND SIDE “ in cui è raccontata la sua vita personale, uno di quei casi umani che va controcorrente a tutte le notizie tragiche che siamo abituati a sentire nei fatti di cronaca.
Michael o anche “Big Mike” com’era soprannominato per la sua mole da bambino, proviene da una famiglia molto numerosa; abbandonato a se stesso, figlio di un padre spesso in carcere e una madre alcolizzata e tossicodipendente e, 11 fratelli, molti semisconosciuti; quello di Oher è un caso d’infanzia difficile che lo rese, in pratica, un orfano e un senzatetto, come capita a molti afroamericani che vivono nei sobborghi delle grosse metropoli americane.
All’età di sette anni viene dato in affidamento e passa periodi in casa-famiglie o come senzatetto, ricevendo poca istruzione, cambiando nell’arco di 9 anni più di undici scuole.
Michael sembrava perso a quindici anni, vagando per Memphis in cerca di un posto, dove dormire, con la strada, sua unica casa.
Quoziente intellettivo basso, sgraziato e riservato con gli altri, un tipo solitario di 140 chili per quasi due metri d’altezza.
Big Mike non poteva sapere che la sua vita sarebbe drasticamente cambiata e tutto grazie all’aiuto di persone insospettabili e socialmente a lui distanti: la famiglia Tuohy, famiglia bianca, ricca e facoltosa del Sud degli Stati Uniti.
Leigh Anne Tuohy, donna energica e determinata, s’intenerisce di fronte a questo “gigante”, solo e abbandonato; hanno inizio così i primi passi di un percorso che porterà “Big Mike” da ospite sconosciuto e inaspettato della famiglia a diventare figlio adottivo e membro a tutti gli effetti della famiglia Tuohy.
Amato, istruito, curato e seguito a dovere, Micheal troverà il modo di sfruttare il suo talento tramite il football.
La sua scalata lo porterà sino alla NFL, draftato dai Ravens nel 2009 come 23°esima scelta assoluta, divenendo da subito una pedina fondamentale della linea offensiva ricoprendo il ruolo di left tackle, in altre parole, l’uomo che copre e protegge il quarterback dal suo “lato cieco”.
Per questo ruolo importante e difficile è essenziali essere veloci e possedere caratteristiche fisiche non comuni, essere forti e saldi come un muro ma anche veloci e dinamici, perchè sul campo, si tratta di difendere il runningback all’inizio della sua corsa o il quarterback al momento del lancio, proteggendo quel lato denominato appunto “cieco” che per il lanciatore è fuori visuale, dalle incursioni avversarie.
Titolare inamovibile in 4 stagioni e sino ad ora presente in tutte le partite dei Ravens.
Quel ragazzo che ora avrebbe potuto essere un senzatetto, un alcolizzato o magari già deceduto per overdose come accade spesso in ragazzi cresciuti in ambienti familiari “difficili” domenica scenderà in campo per “ ballare” con i suoi Ravens ma anche con tutta l’ammirazione e l’orgoglio di chi l’ha aiutato ed ha riposto fiducia in un ragazzo comune di strada.
Questo è Micheal Oher, un vincitore nello sport, un vincitore nella vita .