Il “Sondaggione” (parte 1^)

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Un anno si e l’altro pure, torna come le rondini a primavera il “sondaggione” su chi sia stato il migliore di tutti i tempi. Un sondaggio che fa della sua inutilità il proprio punto di forza. Inutile perché in così poco tempo tra l’uno e l’altro, il risultato non può cambiare radicalmente, ma anche forte perché chi lascia il suo voto da anni, vorrebbe che non venisse più messo in discussione, pena l’incazzatura.

Poi bisogna aggiungere che questo passatempo ha il pregio di massimizzare col minimo sforzo. In un momento vuoto di corse, come quello che va da Dicembre alla prima metà di Gennaio, dove i piloti si godono le vacanze, i team mettono in cottura nelle autoclave le nuove scocche, dove insomma il nulla regna sovrano, questo giochino desta dal torpore e dall’indigestione di pandoro e mascarpone.

Anni fa, quando Schumacher lasciava la Ferrari per la sua prima pensione dorata, il sondaggione lo elesse a Migliore di tutti i tempi. Fu una vittoria dettata dal cuore dei ferraristi, che lo portò a scavalcare Ayrton Senna. L’anno successivo furono ristabilite le gerarchie, con l’ordine d’arrivo capovolto, e così è rimasto negli anni a venire. Il cuore rosso aveva voltato lo sguardo verso Raikkonen, mentre la saudade avvolgeva ancora stretta i tifosi verde-oro.

In questi giorni il settimanale Autosprint lo ripropone come il più classico dei cinepanettoni natalizi. E ci aggiunge una variante: eleggere il top driver per ogni specialità. Formula1, Rally, Endurance, e campionati USA.

È un gioco al massacro!

Rimettere tutto in discussione per l’ennesima volta, comporta una responsabilità da cui però non possiamo tiraci indietro.

La classifica della Formula1 sarebbe questa: 1° Fangio, 2° Schumacher, 3° Stewart, 4° Senna 5° Clark, 6° Prost, 7° Moss, 8° Ascari, 9° Lauda e 10° Vettel. Secondo chi ha stilato questa graduatoria le peculiarità prese in considerazione sarebbero “l’importanza e il carisma che un singolo campione ha avuto sulla sua generazione e sulla sua epoca”.

Smontiamo pezzo per pezzo questa tesi;

Sostenere che l’importanza e il carisma di Fangio, oltre ai suoi 5 mondiali, abbiano avuto un loro peso nella sua epoca è un po’ ottimistico. Le corse non erano pane per le TV (che non esistevano ancora nel loro formato attuale…) ed i giornali venivano acquistati da poche persone. Di Fangio sappiamo quello che sappiamo solo grazie a chi ha vissuto di persona le gesta.

Schumacher ha dato alla Ferrari una valanga di titoli, ma gli è sempre stato contestato il fatto di non avere carisma, di essere troppo automa. Non per nulla, quei pochi che hanno avuto la possibilità di sfidarlo ad armi pari, hanno rischiato di divenire importanti quanto lui in qualità di nemici: vedasi Jacques Villeneuve e Montoya, piuttosto che Hakkinen ed Alonso.

Stewart ha introdotto la Formula1 moderna, lottando per la sicurezza di auto e piste. Il suo stile aggiunto ai 3 mondiali vinti, rappresenta bene “l’importanza e il carisma” che lo rendono in qualche modo eterno.

Clark è stato il primo vero funambolo post Nuvolari. Ha riscritto le leggi della fisica e creato un binomio con la Lotus che ancora oggi fa venire la pelle d’oca. 3 mondiali e una vittoria a Indianapolis. La sua morte lo ha trasformato da mito in leggenda.

Moss è universalmente riconosciuto come il pilota il cui nome va oltre i mondiali, dimostrando che si è un mito anche senza titoli.

Per Ascari vale il discorso di Fangio, ma ha più importanza per noi in quanto unico italiano a vincere un mondiale di Formula1.

Lauda, uscito malconcio dal terribile impatto del Nurburgring, imparò a correre da ragioniere, badando alla sostanza più che all’istinto di premere sempre sull’acceleratore. Resta purtroppo un dubbio: la sua fama sarebbe stata tale in assenza di quel tragico incidente?

Vettel entra in top ten grazie ai 3 titoli conseguiti già in giovane età. E’ riconosciuto dagli addetti come meno talentuoso di Hamilton, meno stratega di Alonso, e meno carismatico di un sacchetto di pop-corn. La sua importanza è legata al marchio Red Bull in condivisione con quel Newey, genio-progettista, che senza essere pilota potrebbe stare nella parte alta della classifica!

Restano Prost e Senna. Il francese ha racchiuso in se le caratteristiche di Fangio, Lauda e Stewart. Spingere se possibile, accontentarsi se necessario, preservare la meccanica, e usare la stampa per i suoi scopi, spesso nobili. Ha aumentato il suo status di importanza e carisma grazie a Senna.

Senna ha incarnato l’anima di Clark, ha reinventato il concetto di pilotaggio, ha profuso carisma, ha dato l’anima (e la vita…) al solo scopo di essere il Migliore. E’ stato il faro per le generazioni a seguire, ha dribblato i poteri con giochi psicologici prendendosi gioco di chi lo osteggiava. E’ andato oltre il concetto di Migliore. Senna è, per definizione, la Formula1. Il suo carisma e l’importanza hanno talmente varcato i confini del tempo, che qualunque pilota del passato, Fangio incluso, lo ha eletto a Migliore di sempre, e qualunque pilota in futuro si dovrà misurare con lui.

Se questo non è essere Il Migliore…

E il carisma e l’importanza di Gilles? Via su… non facciamo incazzare la gente!