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Colts vs Browns…chi ha fatto l’affare?

La storia della settimana in Afc, non può che essere la clamorosa trade che ha portato Trent Richardson ai Colts. Indianapolis sacrifica un pacchetto di scelte, tra cui la prima del prossimo Draft, per colmare la lacuna più evidente del suo roster offensivo. La mossa a sorpresa nasce certamente dall’infortunio che ha posto fine alla stagione di Vick Ballard, ma non è un mistero che già in precedenza il reparto corse non convincesse la dirigenza. Non a caso in offseason è stato messo sotto contratto il veterano Bradshaw, che in poche settimane, pur senza brillare, ha conquistato il ruolo principale nelle rotazioni dei runningback.

Richardson, dopo il buon esordio contro San Francisco, promette di monopolizzare il gioco di terra dei Colts, ma il suo arrivo potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione negli equilibri offensivi del team. Per la prima volta infatti, non solo dopo la scelta di Andrew Luck nello scorso Draft, ma risalendo anche alla lunga era Manning, l’attacco dispone di un giocatore in grado di portare palla, controllare il cronometro e alleggerire la pressione sulla tasca. Tutto questo comporterà probabilmente un ridimensionamento del gioco aereo, pesantemente penalizzato dalla perdita di Dwayne Allen, ma consentirà a Luck di subire meno sack, prendersi qualche rischio in meno e poter usufruire di un effetto sorpresa fino ad ora sconosciuto.

Se la trade per i Colts rappresenta l’investimento finale per chiudere il proprio progetto tecnico e puntare al titolo, più difficile è comprendere le motivazioni di Cleveland. Trent Richardson, terza scelta assoluta nel 2011, doveva essere la colonna portante dei destini del team, ma due anni dopo viene ceduto, sebbene a peso d’oro, a stagione in corso, quasi a confermare che in casa Browns la progettualità è una parola sconosciuta. Le sette scelte accumulate nei primi quattro giri del Draft 2014, preannunciano una nuova rifondazione, che però non si fermerà certamente alla sostituzione del Rb da Alabama. La sensazione è che il primo ad essere delegittimato da questo movimento non sia stato in realtà Richardson, ma il Qb Brandon Weeden.

Non è infatti un mistero che Cleveland, come altre squadre carenti nel reparto, guardi al collegge football col malcelato desiderio di mettere le mani sul talento di Louisville Bridgewater, pubblicizzato dai media americani come futura stella Nfl. Il presente è una squadra con poco talento e tanta confusione ai vertici dirigenziali, tanto che l’ex presidente Holmgren non ha risparmiato tutto il suo scetticismo verso un movimento, che di fatto rinnega tutto quello che era stato costruito fino all’anno scorso. In questo senso suona come una beffa la vittoria esterna di domenica sul campo di Minnesota. Un successo probabilmente inutile ai fini della stagione corrente, ma che rischia di concedere ai Vikings la priorità di scelta nel prossimo Draft, altro team alla disperata ricerca del Qb franchigia.

Un 3-0 che viene da lontano

Tra le rivelazioni di questo inizio di stagione è giusto soffermarsi sul caso dei Dolphins, squadra ancora a punteggio pieno, che ha costruito i successi odierni con poche mosse illuminate nel corso delle ultime due offseason. Solo due stagioni fa veniva esonerato Sparano, che pareva aver lasciato solo macerie al suo passaggio, ma è con la nomina di coach Phibin che la storia recente di Miami trova la sua svolta positiva. Phibin ha infatti la giusta intuizione nel non smantellare un roster, che seppure carente nella fase offensiva, non manca certo di talento dall’altra parte del campo. Su questo nucleo, arricchito dagli arrivi di giocatori più integri come Ellerbe, Wheeler e del rookie Dion Jordan, si mantiene l’identità combattente del team, integrato da un reparto offensivo plasmato sul Draft2012. Inquell’occasione infatti viene scelto il Qb Tannehill, i Rb Miller e Thomas, il Te Clay.

Il risultato a oggi è una squadra solida, mai fuori partita, particolarmente efficace nei terzi down, poco propensa al turnover e con la grande capacità di interpretare al meglio i quarti periodi di gioco. Rispetto al recente passato, gli equilibri offensivi si sono rovesciati, con una maggior propensione al lancio rispetto alle corse, ma senza mai cadere in inutili forzature. Le ultime vittorie con Colts e Falcons e il momento non straordinario dei Patriots, rendono i Dolphins una seria candidata al successo nella East, e una vera incognita nella possibile griglia di partenza dei prossimi playoffs.