Bucs….same old bucs

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Difficile dire cosa affligga la mia squadra, certamente molto più difficile di quanto possa sembrare.

In un impeto di negatività potrei rispondere un secco: “Tutto quanto; è tutto da rifare”. Poi ripensandoci mi rendo conto che abbiamo perso le prime due partite per un totale di 3 punti. Eppure, come diceva il grande Bill Parcells: “Sei ciò che il tuo record indica”.

Vero. Niente scuse, niente scorciatoie. Questa squadra si trova 0-3 perché merita di trovarsi in tale situazione. La differenza, seppur poca, tra un inizio di stagione promettente e la realtà del ritrovarsi ogni lunedì a guardare i filmati per capire “cosa è andato storto”.

Questa squadra ha un potenziale chiaramente da play-offs. Il GM Mark Dominick ha sapientemente costruito una squadra per provare a vincere in una finestra di circa 3 anni. Tre pro-bowlers nella linea d’attacco (Penn, Nicks, Joseph), uno nel backfield (Martin), uno a ricevere (Vincent Jackson). Nella linea di difesa abbiamo Adrian Clayborne, tra i giocatori più sottovalutati nella lega. Abbiamo due signori LBs in LaVonte David e Mason Foster, giovani, intelligenti ed atletici. Dietro abbiamo gente del calibro di Darrelle Revis, Dashon Goldson, Mark Barron, il rookie Jonathan Banks.

L’attacco non gira, e l’analisi più semplice da fare è “colpa del QB, guarda alle statistiche di Freeman” (semplificazione ahimè comune tra i fan Buccaneers). Benché non me la sento di escludere categoricamente le colpe del buon Josh, penso siano più frutto di speculazioni che di ciò che veramente non va nella squadra.

L’attacco non segna, i giocatori più o meno esplicitamente hanno dei problemi con la gestione di Schiano. L’offensive coordinator, Sullivan, è da sempre accusato di usare un gameplan “vanilla”, molto soft, prevedibile ed inadatto a sfruttare le potenzialità del fisico di Freeman.

Scelte discutibili di Schiano come i (ben due) 4 down giocati alla mano con più di una yards da coprire, nella sola prima metà della partita al Foxboro. Segni di disperazione, a mio modo di vedere.

Flags come se piovessero, meritate, nelle prime due giornate, decisive a fine del risultato.

E’ l’anno prima della free-agency per Freeman. Potrebbe essere l’ultimo anno anche per coach Schiano, qualora perdesse il controllo della squadra e-o le sconfitte continuassero ad accumularsi.

Schiano non è un uomo di Dominick. Il GM, dopo essersi messo in mano ad un coach senza esperienza neanche come coordinator (Raheem Morris), sarebbe stato folle a puntare il suo futuro ancora su di un coach dalle dubbie qualifiche persino a livello universitario.

Freeman è l’uomo di Dominick, sua prima scelta al draft, e penso proprio che si farà di tutto per dare a Josh una vera possibilità con un VERO playbook, cosa che fin’ora è palesemente mancata.

Questa è una squadra che vive e muore di big-plays in attacco, difetto non curato anzi accentuatosi nel tempo. L’anno scorso mancava la difesa, tra le peggiori nella lega, ultima sui passaggi. Freeman allora si portò sul groppone la squadra, lanciando per più di 4000 yards, 27 td, 17 int, e ha messo più punti a tabellone di tutti gli altri QB che questa franchigia abbia mai messo a segno in stagione regolare. Ora è, statisticamente parlando, il peggiore QB della NFL (per quel che vale).

Schiano non crede chiaramente in Freeman. Traspare dalle dichiarazioni, dall’aver draftato in un terzo giro un QB sconosciuto piuttosto che pensare di coprire i buchi a TE e DE, magari trovare uno ricevitore slot che tanto manca a Josh. Traspare dal modo in cui Freeman viene trattato, osteggiato.

Domenica aspettiamo gli Arizona Cardinals e Carson Palmer. Potrebbe essere l’ultimo chiodo su di una stagione iniziata male e destinata, salvo miracoli a ripetizione, a chiudersi peggio. Potrebbe essere l’inizio di un moto d’orgoglio, l’affermazione che i giocatori non hanno mollato, mentalmente, su Josh Freeman, su coach Schiano, ma ancora più importante, su loro stessi.

Il campo non mente, e come ogni maledetta domenica, emetterà il suo responso. Mai si era assistito, nella storia della franchigia, ad un disastro così inatteso. Ma sono partite come quella di domenica che fanno la differenza tra una squadra ed un insieme di figurine senz’anima, messe insieme per caso. Non ci resta che aspettare.