NFC Week 2 Review

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La seconda giornata è passata e il risultato più impressionante è stato senza dubbio lo schiacciante 29-3 dei Seattle Seahawks sui rivali divisionali dei San Francisco 49ers. L’esito dell’incontro è sorprendente non tanto per le dimensioni quanto perché scaturito tra due squadre, nell’insieme abbastanza speculari.

I 49ers hanno pagato cara la poca incisività, in questo momento, del gioco di corse senza il quale Colin Kaepernick è stato costretto a forzare e a disputare la peggior partita della sua carriera da starter. Gore ha corso per la miseria di16 yds, impalpabili come tutto l’attacco californiano a fronte di una difesa, quella di Seattle, pronta a sfruttare la minima indecisione avversaria. Cinque i turnovers concessi da S.Francisco, di cui tre intercetti, con a referto la terza peggior prestazione offensiva, senza segnare un TD dal 1979.

Oltre ai Seahawks e al riscatto dei Packers, vincitori senza troppi problemi sui Redskins di Robert Griffin III, il cui rientro sembra ai più prematuro, una buona impressione l’hanno fatta i Chicago Bears, autori di una prestazione in salita, non scevra da errori ma pur sempre di carattere, soprattutto da parte del suo QB, autore di un paio d’intercetti veramente imbarazzanti ma anche di un drive, quello finale, da grande campione.

Il resto, come spesso accade per i Chicago Bears l’hanno fatto la difesa e gli Special Teams. Onore al merito va anche a quel Martellus Bennett, Tight End che, acquisito in F.A. dopo alternanti stagioni a Dallas e New York (lato Giants), si è rivelato decisivo per la vittoria finale. Forse, i Bears hanno trovato veramente l’erede di Greg Olsen. La vera notizia positiva comunque viene dalla linea offensiva che in due partite ha concesso un solo sack alle difese avversarie. Il lavoro di Aaron Kromer, l’OC, ex Coach della linea offensiva di New Orleans inizia a farsi sentire.

E’ da rilevare come, soprattutto nella NFC, alla vigilia complessivamente più forte dell’AFC, in questo momento vi siano parecchie franchigie protagoniste di un’involuzione tecnica prima che di risultati.

Nell’NFC East hanno perso Dallas, i New York Giants e Philadelphia contro tre squadre appartenenti a quell’AFC West, sulla carta la division più debole dell’intera NFL. A parte gli Eagles, squadra sbilanciata sul lato offensivo del gioco, i Giants hanno disputato una partita orrenda con Eli Manning, il fratello minore di Peyton, che ha accumulato sette intercetti in due incontri e un gioco di corse inesistente. La partenza di Bradshaw, partito alla volta di Indianapolis pesa su un reparto in cui il RB Wilson, 1^scelta del 2012, sembra messo già in discussione.

Per i Dallas Cowboys siamo alle solite polemiche. Questa squadra è destinata a non fare il salto di qualità finché non ritroverà una linea offensiva in grado non solo di proteggere Tony Romo ma anche di creare spazi per DeMarco Murray. Se il gioco di corse latita, come da repertorio, sotto accusa ci sono anche i drop dei vari Bryant, Austin e Witten senza contare le responsabilità dell’HC, reo dopo tre anni di schierare una squadra che alterna prestazioni ottime, come quella dell’esordio con i Giants ad altre totalmente insufficienti come quella con i Chiefs.

Per una squadra in crisi che perde, ne esiste una, i New Orleans Saints, che senza entusiasmare in attacco, compiendo clamorosi errori, sfruttando male le occasioni per sigillare gli incontri, con l’arma più improbabile, la difesa, hanno portato a casa due vittorie importanti contro altrettante rivali divisionali, i Falcons e i Buccaneers. Due vittorie, due prove di carattere ma questi Saints sono lontanissimi parenti della squadra vincente al termine della stagione 2009.