AFC e dintorni

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Luck vs Manning

Non poteva che essere questo il tema dominante della settimana, dopo lo scontro domenicale tra Colts e Broncos. La vittoria di Indianapolis ha rilanciato il fantomatico passaggio di consegne tra i due Qb, ma qual è realmente il rapporto di forza tra i due? Manning mantiene un margine di vantaggio sul giovane rivale in quanto a qualità di puro passatore. Sensibilità, lettura, feeling con i ricevitori, sono categorie nelle quali Luck deve ancora pagare dazio, dovendo fare i conti con cali di tensione e qualche imprecisione di troppo. Dove il prodotto da Stanford sembra già decisamente a buon punto, è la leadership e l’innata dote di saper mantenere i nervi saldi quando il margine d’errore scende a zero. Si potrebbe persino dire che in proporzione all’età, Luck appare più sicuro del giovane Manning, forte soprattutto di una chiara supremazia atletica rispetto al rivale. Nemmeno nei suoi momenti migliori, il buon Payton, è mai stato un fulmine di guerra, né un mostro di mobilità ed elusività. Gli infortuni hanno fatto il resto, legando a doppio il filo le sorti del Qb a quelle della linea offensiva di turno. Sulla scorta di questo dato, il valore di Luck s’impenna nell’improvvisazione, nel saper trasformare un potenziale gioco in perdita in un guadagno, sia tramite lanci in corsa sotto grande pressione, che in situazioni di scramble. In definitiva si può concludere che in prospettiva Luck potrebbe superare il maestro, ma che per farlo avrà bisogno di salvaguardare al meglio la propria integrità fisica, senza la quale, come passatore statico nella tasca, finirebbe per perdere buona parte delle sue peculiarità.

Miami abbiamo un problema

L’inaspettata sconfitta interna al cospetto degli incerottati Bills, compromette le ambizioni stagionali ed evidenzia le ambiguità di un team che non riesce a smarcarsi dal ruolo di bella incompiuta. Sul banco degli imputati finisce l’attacco in tutte le sue componenti, comprese le scelte dello staff tecnico a bordo campo. Numeri impietosi per Ryan Tannehill, che dopo sei giornate conta già 7 intercetti e 4 fumble, giustificati in parte da un altro dato, i 26 sack già subiti. La fragilità della linea offensiva ha comportato un’inevitabile perdita di fiducia del Qb, penalizzato anche dal contributo pressoché nullo del gioco di corse. L’ambigua rotazione tra Lamar Miller e Daniel Thomas e il contemporaneo sbilanciamento della selezione offensiva sul gioco aereo, hanno fatto perdere la consacrata capacità di gestire il cronometro e limitare le palle perse. Come se non bastasse, dopo la forzata rinuncia a Keller, si è dovuto far fronte alla mancata integrazione di Mike Wallace nei meccanismi offensivi, con il relativo portato di tensioni e polemiche dentro e fuori il campo. L’equilibrio divisionale concede ancora ai Dolphins un margine di recupero, ma per Phibin le questioni irrisolte cominciano ad essere troppe, soprattutto per una dirigenza che farebbe fatica a digerire l’ennesima stagione senza playoffs.

Gli (Im)Perfetti Chiefs

Difficile non celebrare la straordinaria stagione di Kansas City, che con il 7-0 odierno sta rapidamente aumentando le proprie quotazioni anche presso i più scettici. Qual è il motivo di questa trasformazione rispetto alla disastrosa stagione scorsa? Ed è tutto oro quello che luccica o ci sono motivi per dubitare della durata di questo momento magico? Partiamo col dire che non si vincono sette partite per caso, e che i Chiefs sono più di un outsider. Si tratta di un team solido, sorretto da una delle migliori difese del campionato, in grado, non solo di tenere gli avversari a basso punteggio, ma anche di generare turnovers. In particolare vanno sottolineate le qualità delle secondarie, impreziosite dal ritorno a pieno regime di un fenomeno come Eric Berry. L’attacco può contare sull’infinito Jamal Charles, imprescindibile su corsa come su passaggio e sulla seconda giovinezza di Alex Smith. Il Qb ex 49ers, più che per yard e Td, si sta dimostrando importante per la continuità di rendimento, con sole 4 palle perse, e la capacità di valorizzare un parco ricevitori privo di super talenti, ma ricco di atleti eclettici come McCluster e Avery. A tutto questo va aggiunto il buon rendimento degli special team e l’enorme impatto del fattore campo, noto per essere il più rumoroso impianto sportivo al mondo. E’ però anche giusto sottolineare che quello dei Chiefs è stato finora uno dei calendari più agevoli, e che solo dopo il bye week vedremo Smith e compagni affrontare Broncos, Chargers e Colts. Da verificare inoltre la reale competitività del gioco aereo, soprattutto quando a Smith verrà chiesto di prendersi responsabilità nei momenti cruciali. Fondamentale per i Chiefs sarà mantenere il fattore campo, elemento indispensabile per cullare concrete speranze di andare lontano nella post-season.