Djokovic è tornato, Federer non c’è più

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Anche se ha un main sponsor giapponese non risulta che Novak Djokovic abbia gli occhi a mandorla. Eppure in Estremo Oriente si trova sempre molto bene, e anche quest’anno la sua campagna cinese è andata decisamente alla grande. Infatti dopo aver vinto (anzi rivinto per la terza volta) la scorsa settimana il torneo di Pechino in finale su Nadal, questa settimana si è ripetuto andando a vincere (di nuovo) il Master 1000 di Shangahi. Non è stata esattamente una passeggiata per il serbo, che nei quarti ha sofferto con Monfils e in finale ha faticato tantissimo per piegare un Del Potro caricato a mille dal successo su Nadal, ma Djokovic ha confermato che in questo segmento di stagione si gioca su superfici a lui congeniali, e ha quindi ribadito che il primo favorito per il Master di Londra deve essere considerato lui.

Sì perché anche se Nadal proprio in Cina gli ha soffiato la prima posizione mondiale grazie ad una finale e a una semifinale (tutti punti guadagnati per lui che l’anno scorso di questi tempi guardava, forse, tennis solo alla Tv), lo spagnolo ha confermato che sulle superfici veloci (a maggior ragione se indoor) fa ancora parecchia fatica nonostante sembri avere energie infine da spendere. Il Del Potro visto in Oriente, vincitore a Tokyo e finalista a Shanghai, potrebbe rappresentare il terzo incomodo per Londra, dove al momento sono sicuri di andare solo Nadal, Djokovic, Del Potro e Ferrer. In lotta per la qualificazione invece i vari Berdych, Wawrinka, Gasquet, Tsonga, forse anche Raonic. E pure quel che resta di Roger Federer, malamente sconfitto da Monfils in Cina, e ora precipitato ai margini della zona qualificazione, e quindi del tennis che conta.
Lo svizzero in settimana si è separato dal suo coach Paul Annacone, col quale lavorava da circa tre anni. Per alcuni una decisione inevitabile dopo un’annata disastrosa, ma in realtà sembra più una mossa disperata. Infatti è difficile pensare che il calo di rendimento di Federer, che nel 2014 compirà 33 anni, sia in qualche modo da imputare al tecnico americano.
Ad ogni modo ora Federer valuterà se affidarsi a qualche altro suggeritore o se andare avanti per la sua strada, cosa che in carriera non ha sempre mostrato di fare. Quello che è certo è che deve muoversi in fretta: il tempo stringe, non solo in proiezione Londra (e se vuole andare deve fare molti punti tra Parigi Bercy e Basilea), e deve ritrovare in fretta competitività e convinzione se pensa di avere ancora qualche colpo vero da sparare. Che, per uno come lui, significa solo ed esclusivamente un titolo dello Slam. Da ricercarsi, inevitabilmente, nel 2014.