AFC e dintorni

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L’involuzione della specie

Tra le colonne portanti del nuovo corso dei Buffalo Bills, non si poteva non annoverare CJ Spiller. Il Rb, entrato nel quarto anno tra i pro, era candidato ad una stagione da protagonista, finalmente pronto a dimostrare di non essere solo un giocatore da big play, ma in grado di caricarsi sulle spalle buona parte delle responsabilità offensive del team. Le cose però non sono andate per il verso giusto, e giunti ormai nell’ultima fase della stagione, i numeri parlano di una sola segnatura e di sole 500yd corse. L’elemento che però più preoccupa, è che per l’ennesima volta Spiller si è visto superare nel ruolo dall’immortale Fred Jackson, superiore a lui in portate, yard corse, segnature e persino media per singola portata. Ad aggravare la crisi personale del giocatore ha indubbiamente contribuito il cambio dello staff tecnico. Non solo infatti Spiller è parso male utilizzato nella selezione dei giochi di terra, privilegiando tracce centrali e prevedibili, ma scarso è stato il suo coinvolgimento nel gioco aereo, arma efficacissima nelle passate stagioni. Il primo a comprendere il momento delicato in cui è incappato il prodotto di Clemson è stato coach Marrone, che al termine della partita di domenica con i Jets, ha attribuito alla linea offensiva le maggiori responsabilità. Evidentemente una mano tesa ad un giocatore, che i Bills vogliono ancora porre al centro del loro progetto tecnico, ma che ancora non ha sciolto tutti i dubbi sulla sua reale consistenza.

L’ultima battaglia di Big Ben?

Raramente nella storia del football è esistita un’identificazione tra franchigia e giocatore, come quella che ha riguardato Ben Roethlisberger e gli Steelers negli ultimi dieci anni. Per questo hanno fatto scalpore gli insistenti rumors che vogliono giunto al capolinea il rapporto tra le parti. Le voci nascono dalla frustrazione del Qb per la modesta stagione corrente e per un rapporto non idilliaco con l’offensive coordinator Todd Haley. Lo sconforto è stato tradotto da alcuni insider, come una richiesta di trade, tanto che persino fonti vicine alla dirigenza, avrebbero confermato un primo giro d’orizzonti. In seguito alle ultime vittorie e alle ottime prove di Roethlisberger, sono fioccate le smentite, e il veterano si è affrettato a giurare eterna fedeltà agli Steelers, ma il caso non può dirsi ancora risolto. Non è infatti un mistero, che Pittsburgh sarà nei prossimi anni una delle franchigie più penalizzate a livello di cap, e che la prima voce di spesa sarà proprio l’ingaggio della sua bandiera. 34milioni di dollari in due anni, per un giocatore abbondantemente oltre i trent’anni e con una mobilità pesantemente condizionata dagli infortuni, non sono il miglior viatico per legittimare le ambizioni di uno dei team più vincenti degli ultimi decenni.

Saranno famosi

Non sono ancora stelle affermate, ma le loro doti non sono sfuggite agli osservatori più attenti, chi sono quindi i tesori non troppo nascosti dell’Afc in questo 2013? Il primo nome è quello di Shane Vereen, Rb versatile dei New England Patriots, che al terzo anno di Nfl non può ancora dirsi una stella, solo a causa dei troppi inconvenienti fisici. La combinazione di velocità, resistenza e mani educatissime, gli stanno rapidamente facendo guadagnare posizioni, nelle preferenze di Brady e Belicick. Nelle sole due apparizioni stagionali, ha collezionato 15 corse e altrettante ricezioni, sfondando in entrambi i casi le 100yd, con una media a portata semplicemente impressionante. La struttura fisica minuta, forse non gli consentirà di diventare un classico back buono per tutti i down, ma questo non gli impedirà di affermarsi come una delle armi più mortifere dei Patriots di domani…e non solo.

Imporsi in Nfl, quando nella tua stessa squadra e nel tuo stesso ruolo milita un mostro sacro come AJ Green non è cosa da tutti, eppure Marvin Jones pare avere la stoffa per riuscirci. In un reparto ricevitori tra i più competitivi della lega, Jones ha saputo rapidamente conquistare i galloni di vice-Green, diventando addirittura un target più cercato del compagno in endzone. La concorrenza di Sanu non sembra turbare più di tanto i sonni del prodotto dei Golden Bears, che può vantare mani d’amianto e movenze da funambolo. Qualità che risultato ulteriormente esaltate dall’inevitabile spazio vitale che le difese avversarie sono costrette a concedergli. I Bengals insomma sembrano aver centrato la tipica scommessa dal basso rischio, ma dall’enorme ricavo.