AFC e dintorni

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I dolori del giovane Luck

E’ probabilmente il primo vero momento di difficoltà di Andrew Luck dal suo approdo in Nfl. Nonostante infatti la classifica conceda ancora un margine d’errore ai Colts e i playoffs siano alla portata, non si può negare che nelle ultime settimane le cifre del Qb da Stanford abbiano subito un pesante ridimensionamento. Più in generale l’attacco dei Colts pare essersi inceppato sull’infortunio di Wayne, e sulla preoccupante incapacità di trovare soluzioni alternative. La dura lezione patita sul campo dei Cardinals, ha mostrato le pericolose tendenze delle ultime partite, con una linea meno capace di proteggere il suo leader, i soli Hilton e Fleener a reggere il reparto ricevitori, e un gioco di corse deprimente. Per la prima volta Luck è sembrato spesso e volentieri esitare sul da farsi, alla ricerca di soluzioni che la sideline non è riuscita a dargli. Proprio contro il suo creatore, Bruce Arians, l’involuzione della manovra offensiva di Indianapolis è stata lampante. Il vagare incerto di Luck con la palla in mano e il doversi rifugiare in lanci di sicurezza senza pretese, col rarefarsi dei lanci in profondità, ha fatto suonare più di un campanello d’allarme. L’atteggiamento remissivo e perdente di tutto il team, ha costretto persino il proprietario della franchigia Irsay, a scuotere lo spogliatoio dal torpore, pretendendo una reazione d’orgoglio contro i rivali divisionali dei Titans. Partita, che in caso di un nuovo passo falso, rischierebbe di riaprire i giochi per la vetta della South.

Ma per fortuna che c’è Josh Gordon

Josh Gordon è forse l’unico motivo valido per cui valga la pena seguire i Browns quest’anno, franchigia alle prese con una confusa rifondazione tecnica. Partito con due gare di sospensione e una nomea di carattere ingestibile, Gordon in sole nove partite è diventato il valore aggiunto del team. Le 988yd ricevute la dicono lunga sulla dipendenza del gioco aereo di Cleveland nei suoi confronti, tanto più se si considera il triste carosello di Qb che ha caratterizzato la stagione. Le 237yd collezionate domenica nella sconfitta contro Pittsburgh, rappresentano il nuovo record per il team dell’Ohio, così come un record sono le 14 ricezioni. Ma i toni del dopopartita nelle interviste di rito, non sono certo stati quelli di una celebrazione, bensì il giocatore si è detto rattristato per la scarsa competitività della squadra, quasi a suggerire possibili scenari di mercato. Molti team hanno già bussato alla porta dei Browns nelle settimane scorse, e c’è da scommettere che lo stesso si ripeterà nella prossima offseason. La dirigenza di Cleveland ha già, di fatto, abortito il progetto tecnico imbastito da Holmgren, e ora, dopo l’addio di Richardson, è pronta a dare il benservito anche a Weeden, cercando probabilmente nel prossimo Draft il Qb franchigia. Spogliarsi anche di un target prezioso come Gordon, rischierebbe di impoverire ulteriormente il roster e demoralizzare una tifoseria già provata.

Denver lascia o raddoppia?

Perdere sul campo dei Patriots non è certo un’onta, ma dilapidare 24punti di vantaggio e farlo rinunciando alle proprie migliori qualità, assume i contorni del suicidio sportivo. Qualcosa a Denver è cambiato, il gioco spumeggiante di inizio stagione, con un Manning tornato ai suoi migliori standard, ha lasciato il posto a una condotta offensiva decisamente più conservativa. La mutazione è iniziata col felice inserimento di Moreno, divenuto rapidamente, non solo soluzione efficace con le corse, ma risorsa importante anche in situazioni di screen pass. Il maggior equilibrio tra lanci e corse ha indubbiamente giovato a Manning, meno esposto ai blitz delle difese avversarie, e concesso un buon margine d’imprevedibilità alle ricezioni dei vari Thomas, Welker e Decker. Nelle ultime settimane però, la dipendenza dei Broncos dal loro gioco di corse si è fatta sempre più chiara, arrivando, nella trasferta di Boston, a 48 giochi complessivi. Vero che c’era da conservare un ampio vantaggio, e vero che controllare il cronometro era una priorità, ma il risultato sono stati quattro drive consecutivi senza segnature dopo l’intervallo, e per assurdo, l’aumento esponenziale delle palle perse. L’impressione è che un gioco aereo come quello dei Broncos, non possa permettersi periodi troppo lunghi di inattività, sia per la scarsa reattività fisica di Manning, soprattutto a temperature siberiane come quelle di Boston, sia per la perdita di confidenza della linea e dei ricevitori. Saper gestire il vantaggio e il cronometro, così come preservare Manning dai colpi, è una delle chiavi decisive per Denver in prospettiva playoffs, ma altrettanto pericoloso rischia di risultare lo snaturarsi di un intero sistema di gioco. Sarà in questo senso importante vedere quale volto mostreranno domenica sul campo dei Chiefs, considerando anche le condizioni fisiche precarie di Moreno.