La logica del “pisello grosso”

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Qualche anno fa’ in uno studio dentistico in paziente attesa del mio turno mi sono messo a sfogliare una delle tante riviste di cui gli studi medici sono pieni e lì con mia grande sorpresa e divertimento mi sono imbattuto nell’ennesimo studio americano.

Secondo quella ricerca una fetta consistente (non ricordo in che percentuale) di giovani donne americane erano convinte di non poter raggiungere l’orgasmo in assenza di un maschio dotato di un “attrezzo” di almeno 20 cm.

La cosa ovviamente mi fece sorridere della beata ingenuità delle ragazze d’oltreoceano che, a quanto pare, ignoravano come solo i primi cm del loro organo sessuale fossero irrorati di terminazioni nervose e come di fatto i famosi 20 cm fossero solamente un condizionamento psicologico piuttosto che una reale necessità.

Tuttavia più ripensavo a questo studio bizzarro più mi rendevo conto che in realtà mi trovavo di fronte ad un perfetto “spaccato” della realtà americana. Chi, infatti, conosce un minimo la realtà statunitense sa che per loro “bigger is better”, è inutile è più forte di loro è proprio nel loro DNA.

Questa convinzione ha molte spiegazioni ed una delle più importanti è che gli americani sono radicalmente convinti che tutto sia “insegnabile” o correggibile mentre le dimensioni (si sa), quelle non c’è proprio modo di correggerle.

A sto punto a chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui sarà venuto il dubbio di essersi imbattuti in blog di costume e non di sport, ma tranquilli non avete sbagliato pagina.

Questa metafora è assolutamente calzante per quello che andrò a raccontare tra poco perché in questo momento il “pisello grosso” dello sport americano ha un nome ed un cognome: Josh Allen.

Per chi mastica anche in maniera superficiale di college football, questo non è per niente un nome sconosciuto anzi in questo momento che si sta svolgendo la settimana del senior bowl è probabilmente il giocatore più chiacchierato del momento.

Perché tutto questo interesse?

Perché Allen ha esattamente tutte le misure per far salivare gli scout americani: grandissimo fisico di oltre 1,95 per circa 105 kg, mani enormi, braccio bionico e grande atletismo. E come se questo non bastasse pure un cervello in mezzo alle orecchie, infatti tutti i report parlano di un ragazzo molto maturo.

Insomma il classico “dream coach” se non fosse per un particolare assolutamente insignificante: Allen ha giocato maluccio quest’anno ed è stato assolutamente inconsistente per tutta la sua carriera al college chiusa con un allarmante percentuale di completi del 56.2%.

Quanto è preoccupante questo dato?

Direi parecchio se negli ultimi 30 anni di NFL c’è stato un solo QB con una percentuale di completi così bassa che ha avuto successo ed è stato Bret Favre.

Certo uno potrebbe obiettare che prima o poi ci sarà un altro Favre ma costruire tutta la propria convinzione su un unico caso in 30 anni mi pare un filo rischioso, senza contare che l’ex QB dei Packers proprio per questa sua inconsistenza fu scelto all’inizio del secondo round (dai Falcons) e non certamente tra i primi 10 giocatori come invece rischia di andare Allen.

Non mi ritengo un “esperto” ci sono ancora troppe cose che ancora mi sfuggono ma certamente sono un appassionato da tantissimi anni e alla fine volente o nolente qualcosa inizi a masticare, ho però una memoria davvero portentosa. Quella sì non mi fa difetto.

Mi rendo orami sempre più conto che una delle più grandi disgrazie dell’essere umano e che tende a ricordare poco e a scordarsi in fretta. Per me questa è l’unica spiegazione “antropologica” che può portare un GM americano ad investire una top 10 su Allen.

Quanti altri casi devono accadere affinché imparino dai propri errori?

Mi chiedo ma è mai possibile che i casi di Akili Smith, Joy Harrington Kyle Boller e Jake Locker (per citarne alcuni) non abbiano insegnato proprio nulla e si continuino a perpetuare gli stessi errori?

Quando finalmente gli scout americani apriranno gli occhi ed inizieranno a valutare i QB secondo logiche differenti da quella del pisello grosso alias, braccione, taglia e simili?

Quando capiranno in maniera definitiva che la capacità di lanciare preciso è una specifica abilità motoria e come tale se sei arrivato a 22/23 anni e non l’hai sviluppata è abbastanza improbabile che tu possa migliorarla molto in seguito?

Infine quando impareranno che non tutto è correggibile e che bisogna fare i conti con quello che si ha piuttosto con quello che si spera un giorno di ottenere?

Ma gli americani in fondo lo sappiamo sono degli eterni bambini e probabilmente non lo impareranno mai.