Prendila Dwight

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Prendila Dwight….

Montana lines up at the five. And on third-down-and-three he rolls right, looking to throw … looking to throw…and he throws into the end zone, touchdown! Touchdown! Touchdown!

…e Dwight la prende.

La voce che rimbalza dagli strati più alti dell’atmosfera è quella di Jack Buck, in ambito radiofonico un’istituzione, fate conto un qualcosa a metà fra Enrico Ameri e Victor Hugo Morales.

Jack è il public announcer dei St.Louis Cardinals ma soprattutto è il primo microfono per la CBS del Monday Night e dei playoffs della National Football Conference.

Nel caso di specie quella sera di gennaio del 1982, quella voce, arriva, non senza qualche difficoltà, tramite la radio delle forze armate americane, la AFN, dalle coste del Pacifico, fino al salotto di casa mia.

Ed è quasi l’una di notte quando grazie al corretto posizionamento di una manciata di particelle ionizzate 

che la voce, inconfondibile di Jack Buck lottando strenuamente contro l’imprevedibilità dei disturbi elettromagnetici racconta quello che non solo diventa un istant classic ma una pietra miliare nella storia dei 49ers e dell’intera NFL.

Non esiste forse immagine più iconica della famosa copertina di Sports Illustrated, la figura di Dwight Clark che si arrampica ad una altezza improbabile per agguantare un pallone impossibile e trasformarlo in un biglietto per il Super Bowl. Il tutto sotto lo sguardo, sorpreso, sgomento e stupefatto di un impotente Everson Walls.

Dici The Catch e nessuno pensa a Joe Montana. Ma tutti, proprio tutti, come in risposta ad un riflesso pavloviano, pensano a Dwight Clark. 

The Catch è il finale imprevisto di una storia improbabile,  la ricezione di Clark è Everson Walls che probabilmente ha la stessa reazione del detective Kujan quando scopre che Kevin Spacey è Keyser Söze, è Eddie De Bartolo che torna di corsa dagli spogliatoi del Candlestick  perche sente il ruggito della folla, quella sera Clark è Luke Skywalker che fa detonare la Morte Nera, l’impero colpirà ancora ma non quella sera e neanche nell’immediato futuro perché la pennellata di Dwight è una dinastia in una sola azione.

A pensarci bene i Niners si portano a casa i primi quattro Lombardi Trophy nel momento esatto in cui Dwight Clark acchiappa quel pallone. The Catch, Dwight Clark e poi tutto diventa quasi una conseguenza naturale, quasi ineluttabile, e si, a pensarci bene non sarebbe potuta andare in maniera diversa.

E’ la singolarità Hawkinsiana, il Big Bang dal quale ha origine ogni cosa.

Almeno per chi tifa San Francisco Fortyniners.

Ma legare Dwight Clark a quell’azione è riduttivo quanto ingiusto nei confronti di un protagonista forse non il più pubblicizzato ma sicuramente fra i più amati di quella squadra leggendaria. 

E per raccontare di come e quanto  Dwight Clark fosse popolare fra gli abitanti della baia prendo in prestito le parole di John Madden:

“I’d walk the streets with Dwight Clark, and we’re talking in 1981 and ’82, and he was more popular than any other 49er,” Madden, recalled. “Everyone loved Joe (Montana), and then Jerry Rice came along. But Dwight Clark was like a movie star.

“I never heard anyone say a bad word about him. He wasn’t a big shot, but people treated him as a big shot.”

Ciao Dwight e che la terra ti sia lieve.

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