Una botta e via!

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Anche la Nascar ha riacceso i motori. Nel weekend che ha visto gli italiani tornare malvolentieri in cabina elettorale, nel nuovo continente si è consumata la prima delle 36 gare che compongono la Nascar Sprint Cup.

 

Daytona però ha messo sui piatti della bilancia aspetti contrastanti.

Da una parte l’aggiornamento regolamentare che ha visto introdurre le nuove vetture a pochissimi anni di distanza dalle precedenti COT (car of tomorrow), segno che anche in America si vuole un occhio di riguardo per la sicurezza e lo spettacolo allo stesso tempo. Le nuove vetture infatti avrebbero dovuto in parte mitigare l’effetto scia, sfavorendo i numerosi trenini che normalmente si vedono sui super speedway. La realtà ha però evidenziato che su un ovale come quello di Daytona i trenini ci sono stati, e per tutta la gara. Lo spettacolo semmai lo ha dato il gentil sesso, con Danica Patrick a “prendere a ceffoni” i suoi più esperti colleghi, capace di rimanere per tutta la gara tra la prima e la quinta posizione, fino a giocarsi la vittoria finale. Ma nella Nascar ciò che conta è l’esperienza, e dove ti trovi negli ultimi 2 giri. Ed in questo Jimmie Johnson non ha rivali…

 

Per contro, la gara del sabato della Nationwide ha riportato in auge le perplessità che aleggiano attorno a queste categorie. Un incidente spettacolare all’ultima curva ha visto una moltitudine di spettatori dover ricorrere alle cure mediche a causa dei numerosi detriti.

La questione in realtà non è legata alla pericolosità degli ovali e delle vetture Nascar, ma ai soloni che come al solito non aspettano altro che gettare benzina sul fuoco. 30 gli spettatori feriti, di cui 12 bisognosi di cure ospedaliere lievi e subito dimessi. Altri 2 purtroppo versano in condizioni più serie, ma non in pericolo di vita. Punto. Questo è quanto è stato dato in pasto agli americani, i quali non si sono fatti troppe menate se non quelle relative alla gara stessa. Nel vecchio continente invece, la febbre di giustizialismo ha gettato in pasto al tifoso medio, lo spettacolo crudo di un groviglio di auto che si disintegrano, seminando detriti tra ignari tifosi che avevano ancorato lo sguardo alla finish line. Uno dei comici storici di Zelig avrebbe urlato “Attentato!”.

 

La verità? Nessuno scandalo. Non è successo nulla. Il fatto non sussiste! E questo non perchè l’incidente non ha fatto vittime, ma perchè il “sentimento” americano è semplicemente lontano un intero oceano da noi! Dicono che ogni cittadino a stelle e strisce, di fronte alla Costituzione provi sentimenti a noi incomprensibili.

I tifosi non sono da meno. Hanno una concezione del motorsport che noi non capiamo, o meglio, non siamo interessati a comprendere, dall’alto della nostra insindacabile convinzione di essere dalla parte del giusto. Al tifoso americano interessa la festa che l’evento racchiude in se, sia esso una partita di Football College o una corsa a Daytona. Nessuno di loro aspetta l’incidente cruento, ma sanno che al 90% una manciata di botti ci saranno. Fa parte dello spettacolo che, per inciso, è di pari importanza all’evento sportivo. Ne più importante, ne meno.

 

Ma tutto questo, come detto, al tifoso europeo appare inconcepibile. Così come è indigesta l’esistenza stessa di un tracciato ovale che non sia Indianapolis. L’eccezione che conferma la regola. La cosa che stride di più è la condizione secondo cui una gara su ovale è noiosa e pericolosa! Forse che i piloti della Nascar, dopo 150 giri affiancati su tre linee diverse, a 3 centimetri dalla vettura che precede e che segue, a oltre 300 km/h, siano vittime di sbadigli incontrollabili che li portano a mettersi in pericolo? O che per troppa noia ad un certo punto “sbrócchino” e decidano di attentare alla vita di un collega prendendolo a sportellate?

 

È una tesi che denota quanto cieco è il tifoso medio europeo anche se il concetto stesso di tifoso non trova compatibilità tra i 2 mondi. L’americano è per definizione “supporter”. Compra il merchandising come se fosse una confezione di birra da 6 lattine, invita il vicino di camper alla grigliata a cui, spesso, si aggregano anche i piloti che passeggiano attorno alla pista. Incomprensibile per chi, come noi, è abituato a vedere i piloti gironzolare in un recinto dorato chiamato paddock.

 

Ecco. Vivere la Nascar è uno stile, come il Country. La gente riempie ogni angolo delle tribune perchè è parte integrante della loro passione. Non si accontenta di selezionare un canale TV, ma vuole essere uno dei 250 mila che siedono in tribuna, che si sollazza di birra ed hot dog e Twitta da bordo pista frasi irripetibili!

E qualunque sia il risultato finale, tornerà a casa festoso e pronto per la trasferta successiva.

36 gare in successione, dove tutto può succedere, dove tutto è messo in preventivo, e senza falsi moralismi.

In una nazione che vede tornare i suoi figli dalle guerre spesso in un sacco di plastica, un detrito non è altro che una goccia di senape sulla maglietta pulita. Ci può stare…

 

link al video dell’incidente:  http://www.youtube.com/watch?v=OPwK6QCveqk&feature=youtu.be