Perchè attacco Manning

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Dopo prestazioni come quella dell’ultimo Super Bowl risulta sinceramente incomprensibile come si possa difendere ancora Manning (Peyton, specifichiamo, perché Eli alla prima cazzata viene subito crocifisso sempre). Possibile che in 14 anni non abbia avuto la possibilità di vincere più di un solo anello? Possibile che abbia sempre incontrato squadroni insormontabili? Possibile, in pratica, che sia, oltre che il più forte di sempre, anche il giocatore più sfortunato della storia?

No. Semplicemente no. Ed è la legge dei grandi numeri a dirlo, oltre che i numeri stessi nelle singole partite. Pur sottolineando che le cifre non sono mai troppo veritiere e non rendono l’idea di una prestazione, bisogna però capire che più che sfavorire un giocatore come Manning, Peyton, spesso i numeri lo sopravvalutano. Ok il record di TD in regular season, ma con quella squadra e quella schedule ridicola, spesso i dati sono influenzati da svariate segnature inutili in pieno garbage time. Con queste premesse vale quindi la pena di illustrare qualche numero.

Stagione regolare: 167-73 di record (70% di vittorie, che escludendo il 3-13 della stagione da rookie schizza oltre il 73%), 491 TD contro 219 INT (e anche qui pesano i 28 della prima stagione) per un incredibile rating di 97,2 (110,8 negli ultimi due anni a Denver!). Numeri da record e da “miglior QB di tutti i tempi”, definizione che però fa venire i brividi leggendo l’altra metà dei dati, quelli della post season:  11-12 di record (48% di successi, che escludendo il 4-0 del 2006 diventa uno scandaloso 37%), 37 TD e 24 INT (1,5 di ratio, era 2,2 in RS) e un 89,2 di rating. Cifre già mediocri, che naufragano se isoliamo i 3 Super Bowl: 1-2 di record (33%), 3 TD (di cui l’ultimo contro Seattle a partita ampiamente finita), 4 INT e 81 di rating.

È evidente come nei playoff si incontrino squadre più forti, magari in trasferta su campi che a gennaio sono congelati (e sfavoriscono quindi i QB), ma in che porzione le sconfitte sono imputabili a Manning, Peyton? È normale che un giocatore così dominante in stagione possa risultare così inefficace quando la palla scotta? Un’altra rapida spolverata di numeri allora:

  • Tom Brady post season record, 18-8 (69%);
  • Drew Brees,  TD/INT ratio: 4 (con QB rating 100,7);
  • Manning, Eli, 72% W nei playoff (8-1 dopo 2 sconfitte nelle prime due apparizioni) e 100% al Super Bowl (con 3/1 di TD/INT ratio, in cui l’unico intercetto è un lancio perfetto ciccato da Steve Smith).

Inoltre Manning, Eli, ha due game winning drives in entrambe le finali, mentre Manning, Peyton, ne ha uno (sì, UNO!) in 23 partite di playoff. E addirittura Mark Sanchez ha un miglior record (4-2) e TD/INT ratio (3) di Manning, Peyton.

Si dice che le partite, ai playoff, le vincono le difese, fatto per altro vero, ma il problema sostanziale è che contro Seattle la difesa dei Broncos ha fatto esattamente quello che una difesa deve fare, ovvero tenere cucita la partita: 5 punti sono il minimo che puoi subire dopo una safety alla prima azione e, dopo non aver potuto riposare, solo altri 3 punti da una discreta posizione di campo sono un ottimo risultato. A questo punto, sotto 8-0, la palla va in mano al tuo miglior giocatore, che ti occupa mezzo cap (motivo per cui ha avuto sempre difese mediocri, troppi soldi spesi tra lui, i suoi WR e la sua linea, senza la quale non può giocare avendo i piedi di marmo!).

Manning, Peyton, sfodera un lancio raccapricciante in mano a Chancellor (maglie arancio nella zona? Nessuna): campo cortissimo e 15-0 inevitabile. 5 minuti a metà partita, 2 segnature sono comunque molto poco per quello che si è visto in campo e la partita è ancora aperta SOLO grazie alla difesa, è il momento il cui il tuo miglior giocatore, nonché presunto miglior QB della storia NFL, dovrebbe fare il drive che riporta a galla i suoi. Manning, Peyton, lancia con la mano in faccia e con contatto (quando la prima cosa che si insegna a un rookie è che devi prendere il sack ed evitare danni peggiori), pick six, 22-0, arrivederci e grazie. Partita finita.

È ovvio che se perdi di 40 punti non è solo colpa del QB, tutta Denver ha fallito, ma quando il tuo miglior giocatore, che ti occupa mezzo cap, nonché presunto miglior QB della storia NFL, lancia due intercetti di quel tipo, ci sta che scenda la catena. Se quindi non l’ha persa Manning, Peyton, da solo, ha comunque una grossa responsabilità, sia tecnica, che emozionale, sulla direzione presa dalla partita. Più o meno come per Manning, Eli, che certo non ha vinto da solo i suoi due anelli, ma ha grosse responsabilità sul momentum della partita, con giocate come la bomba per il caschetto di Tyree.

Per i più smemorati si ricorda inoltre che Manning, Peyton, è recidivo: nel 2010 contro i Saints orribile pick six (con due target alternativi liberi) nel drive decisivo e Payton, Sean, che alza il Lombardi. Per altro i Colts di quell’anno erano senza troppi dubbi la squadra più forte su entrambi i lati del campo e anche l’anno scorso Denver era stata competitiva, salvo poi uscire in OT contro Baltimore, guarda caso dopo un intercetto di Manning, Peyton.

In conclusione io non attacco Manning, Peyton, per antipatia, semplicemente sottolineo come sia un sopravvalutato, eterno secondo (terzo, quarto, quinto…) e spesso per colpe sue (ho letto gente che ha osato mettere in discussione la stagione di Moreno quest’anno, della serie: mistifichiamo la realtà sistematicamente!). La legge dei grandi numeri è impietosa, se su 23 partite, 12 stagioni di playoff, ne hai perse più della metà, hai perso più della metà dei Super Bowl, con intercetti da giocatore IFL (con tutto il rispetto per i QB italiani) e vinto un solo titolo, per altro non per meriti tuoi (Rex Grossman vi dice qualcosa?) , non puoi più essere assolto.

La partita contro Seattle ha messo la chiosa su una carriera da grande giocatore, ma da perdente cronico, con limiti non solo caratteriali, ma anche tecnici (nelle partite importanti saper anche improvvisare è una dote che serve!): Manning, Peyton, è fuori da ogni dubbio il più grande BLUFF della storia NFL.