Western Conference 19.05.2012 – 31.05.2012

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Avevamo lasciato le due semifinali della Western Conference rispettivamente sul 2-0 Spurs e 2-1 Thunder. Ecco come si sono concluse e il recap delle prime due gare della Finale di Conference.

 

San Antonio Spurs – Los Angeles Clippers 4 – 0

Avevamo lasciato gli Spurs avanti 2-0 dopo aver letteralmente dominato i primi due incontri giocati sul proprio parquet e lo spostamento di scenario in California non ha prodotto alcun effetto positivo per i velieri. Gli Spurs hanno spazzato via i Clippers con un perentorio 4-0 allungando la striscia vincente a 18 partite (10 di fine regular season a cui si sommano le 8 dei playoff). Per onor di cronaca bisogna dire che il punteggio non rispecchia fedelmente quanto successo nelle due partite allo Staples Center che sarebbero potute finire anche diversamente. Soprattutto gara 3 nessuno, dopo l’intervallo, pensava che sarebbe stata vinta dagli speroni. I Clippers hanno incominciato gara 3 aggredendo il ferro con Blake Griffin, incontenibile sotto canestro e i tiratori degli Spurs incapaci di capitalizzare sugli scarichi. Nel primo quarto San Antonio è stata sotto anche di 22 punti ma una volta usciti dagli spogliatoi dopo l’intervallo gli Spurs sembravano una squadra trasformata. Viene da chiedersi se nel primo tempo non avessero semplicemente dosato le energie vista l’assoluta serenità con cui Parker e Pop dialogavano all’intervallo seduti in panchina. Nella ripresa Duncan è passato in marcatura fissa su Griffin, difendendo da manuale, e la giovane power forward dei Clippers si è letteralmente spenta, riuscendo a mettere a referto solo 8 punti in tutta la ripresa. Paul, chiaramente non al 100% fisicamente, non è riuscito a fornire il suo solito contributo, soffrendo incredibilmente Parker e la difesa asfissiante degli Spurs. Coach Pop ha anche mandato sulle sue piste il rookie sensation Leonard il quale con braccia lunghissime, e un chiaro vantaggio in termini di centimetri, ha reso le penetrazioni al ferro quasi impossibili per CP3. Imbarazzante il parziale del terzo quarto quando i Clippers non riuscivano veramente mai a segnare e nemmeno a fermare l’attaco neroargento che ha piazzato un parziale di 24 a 0. Mo Williams è stato autore di una bella performance offensiva (19 punti alla fine per lui con 8/12 dal campo) ma è stato l’unico vero ostacolo nella ripresa tra gli Spurs e la vittoria finale.  Duncan ha collezionato l’ennesima doppia doppia (19+13) ed è chiaramente nella migliore forma fisica da diversi anni a questa parte.  Parker ha ricoperto al meglio il suo ruolo di leading scorer della franchigia e il duo Leonard/Ginobili è andato in doppia cifra grazie ad una selezione di tiri ad alta percentuale. Nonostante la sconfitta 96-86 e la tremenda botta psicologica causata dalla tremenda rimonta degli Spurs, il calendario dei playoff NBA sembrava offrire una seconda chance ai Clippers. Il back to back previsto per gara 4 avrebbe dovuto avvantaggiare i giovani Clippers rispetto ai ben più maturi big three di San Antonio. Ma così non è stato. La partita è stata, sicuramente, la più equilibrata delle quattro, come dimostra anche il punteggio finale (102-99), ma ancora una volta gli Spurs hanno fatto valere la loro precisione nell’esecuzione dei giochi e la maggiore esperienza nell’affrontare i momenti decisivi a questo livello. Gli Spurs, Duncan miglior marcatore a quota 21, hanno mandato in doppia cifra 6 giocatori di cui tre dalla panchina. Dall’altra sponda Paul, giocatore dall’orgoglio immenso, ha giocato la sua migliore partita (23+11+6 con 9/18 dal campo) e Griffin ha offerto un apprezzabile contributo offensivo, ma in generale i Clippers sono apparsi un pò corti come squadra per competere a questo livello. Sicuramente l’assenza di una guardia titolare ed un centro che possano offrire qualcosa offensivamente è una delle priorità da risolvere durante l’estate. Il problema principale è il pesante contratto di Jordan, firmato la scorsa estate, e che non ha effettuato i progressi che si speravano sia offensivamente che difensivamente dove vive unicamente per la stoppata.

 

Oklahoma City Thunder – Los Angeles Lakers 4-1

Serie veramente emozionante con risultato finale che non rispecchia il grande equilibrio che ha regnato per tutta la serie tranne gara 5. Per quanto possa sembrare strano i Lakers, squadra decisamente più navigata a questi livelli, si è fatta sopraffare in tutti i finali di partita e, fatto ancora più strano, sono stati proprio i suoi giocatori più importanti a tradirla. Bryant in gara 2 aveva giocato i peggiori 6 minuti della sua carriera per chiudere la partita ed in gara 4 è stato Gasol a condannare i Lakers con una persa abbastanza banale. In gara 5 i Lakers, tranne Bryant, non sono esistiti. Kobe ha giocato una partita sensazionale dando la chiara impressione di poter segnare sempre e comunque (42 il bottino finale) ma il supporting cast è stato di basso livello. Ad inizio del quarto periodo coach Brown ha dato tre minuti di riposo al fenomeno di Philadelphia e i Thunder hanno piazzato un parziale in doppia cifra che i lacustri non sono stati più in grado di recuperare. L’aspetto alquanto sorprende di questi tre minuti riguarda la marcatura del duo Gasol e Bynum affidati rispettivamente a Durant e Collison. Sulla carta un ghiotto mismatch che i Lakers avrebbero dovuto cavalcare ma, al contrario, l’attacco gialloviola non ha fatto toccare nemmeno un pallone ai suoi lunghi. A onor del vero bisogna anche dire che Bynum ha fatto fatica a prendere la posizione contro Collison (!) dimostrando ancora una volta che al talento non corrisponde una eguale voglia di vincere e maturità mentale. Contro i Thunder troppo spesso i lunghi dei Lakers si sono accontentati di fare il minimo indispensabile, mancando di aggressività (come detto espressamente da Kobe in conferenza stampa post gara 4) e delegando a giocatori di minor talento, scelte e tiri che non gli competevano. L’altro grande problema che ha assillato i Lakers (ma non solo) per tutta la serie ha riguardato la marcatura della point guard avversaria. Fisher è stato tradato per la sua incapacità di tenere il passo con i play avversari, ma Sessions non ha fatto molto meglio. Il paly dei Lakers non è riuscito a limitare minimamente Westbrook e in attacco è parso spesso confuso. Il tutto senza nemmeno menzionare l’esperienza e leadership che Fisher metteva sul campo.

 

San Antonio – Oklahoma City Thunder 2-0

Durante la serie contro i Jazz e anche quella contro i Clippers Ginobili ha giocato poco e pure male. Molti lo davano finito o, almeno, in fase nettamente calante dopo aver saltato buona parte della regular season e perso il posto in quintetto a favore del rookie Leonard. Le prime due gare della finale di Conference hanno dimostrato che nessuno aveva capito nulla; Ginobili si stava solo riposando, probabilmente conscio che il suo apporto non serviva per superare avversari nettamente al di sotto del livello degli Spurs. Il Ginobili di gara 1 e 2 è un giocatore che, da solo, è ancora in grado di fare la differenza e decidere l’esito delle partite, segnando tiri forzati quando serve. Gara 1 è stata controllata dai Thunder per buona parte della partita, fino sostanzialmente al 4 quarto. I Thunder hanno bruciato un vantaggio di 16 punti, non riuscendo a contenere l’esplosione offensiva degli Spurs nell’ultimo periodo (39-22 il parziale). Oltretutto i neroargento, spronati anche dal time out di coach Pop “I want some nasty!”, hanno anche stretto due viti in difesa azzerando le chances di vittoria di OKC. Gara 2 è stata molto diversa con la partita in equilibrio fino alla fuga decisa degli Spurs nel 3 quarto. Nonostante gli 88 punti dei big three di OKC, gli Spurs non hanno mai dato la sensazione di poter perdere la gara. Durant è stato marcato in maniera mirabile da Jackson e, in generale, la sensazione è che dovrebbe andare più spesso a cercare la palla piuttosto che stare ad aspettarla. Westbrook è stato ridicolizzato da Parker che ha chiuso con 34 punti sbagliando solo 5 tiri dal campo (16-21). L’ex UCLA ha troppe volte pensato di poter attaccare 1 contro 5 e vincere la partita da solo, commettendo sfondamento. Coach Brooks, nel 4 quarto, ha deciso di affidarsi a Fisher e di panchinare Ibaka e Thabo. Onestamente ritengo che Fisher sia un lusso che i Thunder non si possono permettere in campo perché non può marcare l’argentino e permette a Ginobili di tirare il fiato nella metà campo difensiva degli speroni. Curioso anche l’inutilizzo di Ibaka che, oltre ad offrire una maggiore copertura difensiva sotto le plance, è ottimo rimbalzista offensivo e può anche risultare utile nel pick and roll con il tiro dalla media.