Washington: Analisi dell’ennesimo fallimento

American Sport ma non solo ! Registrazione necessaria prima di poter dire la vostra.

La stagione 2013 dei Washington Redskins, quarto e ultimo anno dell’era Shanahan, si chiude con un record di 3-13, uno dei peggiori di sempre, con una striscia finale di 0-8. Il licenziamento di Shanahan, che aveva ancora un anno di contratto, è stata la prevedibile conclusione di un anno fallimentare.

Le premesse per il disastro c’erano tutte. Già durante la off-season giravano voci sempre più insistenti di dissensi tra il QB Robert Griffin Terzo, alias RG3, e il coaching staff, dovuto a divergenze sulle modalità di utilizzo del QB: read option e corse, come nel vincente 2012, oppure evoluzione in QB classico da tasca? A questo si è aggiunto il problema del rientro: quando? RG3 ha reso espliciti i suoi propositi con l’operazione “All in for Week 1” che non dev’essere stata gradita dal coach Shanahan, e le affermazioni di RG3 (“non capisco le scelte del coach”), tanto oneste quanto inopportune, hanno probabilmente peggiorato la situazione. Tra i tifosi il dibattito sul tema “RG3 dall’inizio o Cousins fino al bye di Week 4?” è stato accesissimo.

L’inizio della stagione regolare ha chiarito da subito che sarebbe stato un anno diverso dal precedente: RG3 era l’ombra di se stesso, la precisione dei lanci dell’anno precedente era sparita, la velocità fulminante di corsa tutta da riconquistare. Venuta meno la read option e la precisione dei lanci, anche le lacune del gameplan, ben note ai tifosi che avevano seguito la squadra negli anni 2010 e 2011, tornavano a emergere. La difesa, che nella striscia vincente conclusiva (7-0) del 2012 era diventata sufficientemente solida e contava sul ritorno di Orakpo (OLB) e sui nuovi innesti nella

secondaria, si rivelava un colabrodo capace di concedere più di 1000 yard nelle prime due partite. Giunti sullo 0-3, era chiaro ai più che la stagione era compromessa.

A questo punto iniziava una striscia di 5 partite con prestazioni altalenanti, sia della squadra che di RG3, che hanno portato i Redskins sul 3-5: un record non esaltante, ma identico a quello dell’anno precedente. RG3 mostrava segnali di miglioramento, come pure la difesa, e iniziava a mettersi in mostra il rookie Jordan Reed (TE), di certo l’innesto più interessante.

Si arriva così alla partita in trasferta con i Vikings, che è stata probabilmente il punto di svolta: partita condotta in vantaggio quasi fino alla fine, sfuggita di mano per una serie di circostanze avverse (special team, chiamate arbitrali, scelte di gioco e, forse, fiato corto). Da quel momento in poi, solo sconfitte.

L’ultima serie di 3 partite ha visto RG3 in panchina: ufficialmente per preservarne la salute, data l’incapacità della linea di attacco di proteggerlo decentemente. Parole a cui pochi hanno creduto. L’esordio di Kirk Cousins come QB titolare nelle ultime 3 partite non ha cambiato le sorti della squadra, dimostrando così che il problema era ben più grande e profondo dello stato di forma di RG3.

Di chi è la responsabilità di una stagione così negativa? Come sempre, in questi casi, di tanti.

Dan Snyder (proprietario): la cattiva fama lo precede. Ben meritata, si intende, per come ha gestito (male) la squadra prima di assumere Shanahan. Tuttavia, da quando ha messo l’ex allenatore dei Broncos alla guida della squadra, è stato quasi esemplare, non immischiandosi nella conduzione della squadra e nella scelta dei giocatori. Se assumerà un vero General Manager la metamorfosi in proprietario modello sarà completa.

Robert Griffin Terzo: pensare che potesse ripetere le prestazioni del primo anno era fuori dalla realtà. Sperare che migliorasse nel corso della stagione era lecito, ma così non è stato, almeno non quanto avrebbe potuto. Lo si accusa di varie cose: di essere una diva (molti QB un po’ lo sono), di parlare troppo con i media (in effetti, sarebbe bene tenere per sé alcuni pensieri), di avere un dialogo privilegiato con Snyder (tutti i proprietari coccolano il proprio QB, se è di valore). Il difetto maggiore, che pochi sottolineano, è invece che il suo spirito fortemente competitivo gli fa compiere scelte azzardate che rischiano di comprometterne il fisico e di abbreviarne la carriera.

In due anni ha raccolto una commozione cerebrale, diversi colpi al ginocchio fino alla rottura del legamento, una spettacolare serie di colpi in parte evitabili con un comportamento più prudente. Deve anche migliorare come pocket passer, certo, ma non dimentichiamo che viene da un college (Baylor) in cui nemmeno usavano un playbook. La prossima offseason sarà il momento in cui potrà preparare il salto di livello, ha tutte le qualità per farlo.

Mike Shanahan: ha preso in mano una squadra male organizzata con pochissimi giocatori di valore e salari da brivido, chiedendo e ottenendo l’ultima parola su ogni scelta. Ha cercato una soluzione immediata al problema economico con una mossa che è costata alla squadra una penalizzazione sul salary cap di $18 milioni sia nel 2011 che nel 2012, restringendone fortemente la capacità di operare sul mercato dei free agent.

Ha gestito male ’affaire McNabb, al draft ha scelto alcuni buoni giocatori, ma diverse scelte sono state fallimentari (Gettis e LeRibeus, OL) o incomprensibili (con Alfred Morris e Roy Helu Jr a roster, perché scegliere 2 RB al draft 2013?).

Ha scelto il figlio Kyle come OC e Haslett come DC: la difesa è stata talvolta pessima, spesso mediocre; la scelta dei giochi d’attacco è stata spesso criticata. Non si capisce, per esempio, perché non giocare mai uno screen pass centrale per punire il pass rush delle difese avversarie, piuttosto pressante per la notoria incapacità della OL di tenere gli avversari a bada per più di 2 secondi. Sugli special team di quest’anno, l’unica cosa da fare è stendere il classico velo pietoso.

Sui rapporti tra RG3 e Shanahan, infine, al di là delle voci, si sa poco di sicuro per potere dire chi ha più torto. Ma una cosa è certa: Shanahan ha fallito con Plummer e McNabb nella costruzione di un rapporto proficuo col proprio QB, e tutto indica che si sia ripetuto con RG3. Dicono che 3 indizi fanno una prova.

Shanahan lascia Washington con un record complessivo di 24-40, ben lontano dall’obiettivo di un coach che aspira alla Hall of Fame. Se dovesse rimanere fermo un anno (Dan Snyder, il proprietario dei Redskins, gli deve comunque $7 milioni di stipendio per l’anno rimanente del contratto).

Gli ultimi anni opachi a Denver ed il fallimento qui a Washington insegnano che la cosa più difficile è sempre la stessa: capire quando è il momento di ritirarsi.