MIAMI 2013: Un altro anno da dimenticare!!

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Il 2013 doveva essere un anno di svolta per la franchigia della Florida e le acquisizioni in F.A. e un buon draft avevano alimentato le speranze di tutti i tifosi dei Dolphins.

Alla fine della stagione, la squadra di Philbin ha buttato via l’accesso ai Play Offs, con due prestazioni incolori con i già eliminati Buffalo Bills e New York Jets (in casa), partite nelle quali Tannehill & co. hanno raccolto la miseria di sette punti.

Dopo un suicidio collettivo molto simile a quello perpetrato dai Detroit Lions, molti analisti avevano già preconizzato il licenziamento dell’intero coaching staff, reo non solo del mancato accesso ai Play offs ma anche del mancato “controllo” dello spogliatoio nello scandalo seguito alla denuncia di “bullismo” sporta dall’OL Jonathan Martin nei confronti del suo collega di reparto Jonathan Martin.

Con il 27° posto per total offense dell’intera lega, il 20°attacco sui passaggi e il 26°sul running game la produzione offensiva della franchigia della Florida è rimasta statisticamente la stessa del 2012.

Nonostante i progressi di Tannehill, la “burrosità” della linea offensiva di Miami ha concesso qualcosa come 58 sacks e tra i più sanguinosi, quelli costati le vittorie contro Baltimore e Buffalo. Con un gioco di corse orfano di Reggie Bush, partito per Detroit in free agency, le speranze erano riposte su due giovani RB come Thomas e Miller. Raramente i due hanno raggiunto, quest’anno, le 100 yds.

A farne le spese di questa situazione è stato l’OC Mike Sherman, incapace di assecondare nella crescita il proprio QB con schemi in gradi di metterne in luce le capacità come la mobilità che permette a RT non solo di correre ma anche di lanciare efficacemente in scramble. Sherman non ha neanche creato le premesse per un gioco di corse credibile così come non ha mai fatto vedere come intendeva realizzare la“WCO” tanto sbandierata nel 2012 all’atto dell’assunzione a Miami. Ovviamente Sherman non è l’unico responsabile ma ci sono anche gli errori commessi, non solo nell’ultimo anno, sia in fase di Free Agency sia di draft. L’ingaggio dell’ex WR degli Steelers Mark Wallace, sembrato fin dall’inizio avulso agli schemi (quali?) dei Dolphins, è l’emblema di sei anni di fallimenti e scelte sbagliare. A pagare doverosamente è stato quindi il GM Jeff Ireland, che assunto nel 2008 lascia Miami dopo aver portato ai servizi dei Dolphins stelle come Brandon Marshall, Reggie Bush e Mike Wallace che non hanno però trovato in Florida molta fortuna.

All’inizio di questa stagione poi è partito, destinazione St.Louis, Jake Long, 1°^scelta assoluta del 2008, dopo che gli ultimi due anni a Miami erano stati falcidiati dagli infortuni e caratterizzati da prestazioni non all’altezza di una prima scelta assoluta del draft. Proprio lui, l’uomo per il quale i Dolphins e Ross non avevano draftato quel Matt Ryan, QB, che ha dato stabilità al ruolo in quel di Atlanta. Mike Sherman e il Sig.Philbin hanno fatto finta di nulla, nonostante i pessimi risultati della linea offensiva, acquisendo solo a fine ottobre, Bryant McKinnie, ex OT e LT dei campioni in carica, i Baltimore Ravens.

Ora, di fronte a una tale sequela di errori, se il licenziamento di Sherman calza a pannello, perché nascondere le responsabilità di Philbin? Perché licenziare anche Ireland ma non l’HC? Chi ha voluto “in primis” liquidare frettolosamente un WR come Brandon Marshall privando, nel suo anno da rookie, Tannehill del suo miglior ricevitore? E chi ha voluto o assecondato, l’acquisizione di Wallace? Ultimo dubbio: faceva o no a Green Bay, il Sig. Philbin, l’OC oppure decideva tutto McCarthy? Senza aspettare il disastro finale non avrebbe potuto, vista l’esperienza accumulata in NFL, correggere le storture della gestione “Sherman” ?

In una situazione confusa, in cui la “tabula rasa” dell’intero coaching staff compreso il GM avrebbe fatto un minimo di chiarezza si è cercato poi ancora una volta di salvare “capre e cavoli”. Licenziati Sherman e Ireland, Philbin ha salvato il posto nonostante l’evidente incapacità di controllare la macchina Dolphins. In assenza di un nuovo GM, il Sig. Philbin, una volta graziato dal Presidente Ross, si è affrettato a ingaggiare Bill Lazor, Quarterback Coach dei Philadelphia Eagles come OC. Chi si aspettava un uomo di esperienza, in grado di fornire innovazione ma anche una certa stabilità nell’organizzazione Dolphins, è andato deluso.

A Lazor è riconosciuto il merito di aver contribuito alla crescita del QB Nick Foles a Philadelphia, dove peraltro l’attacco era nelle mani di due guru offensivi come l’ex HC di Oregon Chip Kelly e l’OC Pat Shurmur che già nel 2010 fece un grandissimo lavoro a fianco dell’allora rookie Sam Bradford, a S.Louis.

Considerato poi come Ben McAdoo che ricopriva analoga posizione a Green Bay, dopo aver fatto una chiacchierata col suo vecchio amico Philbin, si sia affrettato a firmare con i New York Giants, fa sorgere il dubbio che a Miami nonostante l’indubbio talento accumulato anche in questi due anni di Philbin, la situazione a livello dirigenziale e di credibilità sia arrivata a livelli pericolosamente bassi.

Dopo i rifiuti di Jim Harbaugh, nel 2011, quello di Jeff Fisher nel 2012, ora quello di McAdoo, pur non essendo di entità paragonabile ai primi due è l’ennesimo di una serie, il che conferma come l’ambiente a Miami sia tutt’altro che favorevole alla nascita di un ciclo vincente, a meno che, il Sig.Philbin non si assuma le proprie responsabilità e dimostri un po’del coraggio che almeno per ciò che gli compete, l’attacco, non si è mai visto.