Eastern Conference Finals – Miami Heat, winner or loser?

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Sabato notte si è conclusa gara 7 di una tiratissima finale di conference, che ha visto i Miami Heat prevalere sui Boston Celtics, e con essa si è concluso probabilmente anche il ciclo dei Big Three biancoverdi.

Grazie a questa vittoria, Miami approda per il secondo anno consecutivo alle Finals. Per ottenere questo obiettivo e giocarsi le proprie possibilità di ottenere il tanto agognato (soprattutto per Lebron James) anello di campione NBA, la squadra della Florida ha dovuto faticare parecchio. Dopo avere chiuso al secondo posto la stagione regolare, per il secondo anno di fila e sempre alle spalle dei Chicago Bulls, i Miami Heat hanno avuto la meglio dei New York Knicks per 4-1, in quella che è stata la serie meno dispendiosa per la squadra dei “tres amigos”.

Al turno successivo, la tegola dell’infortunio di Bosh ha complicato le cose e Miami ha dovuto attendere gara 6 per vincere la serie contro gli Indiana Pacers. In finale di conference, complice anche l’infortunio subito da Derrick Rose, che di fatto ha escluso i Bulls dalla lotta al titolo, gli Heat si sono ritrovati di fronte i Boston Celtics dei Big Three (Allen, Garnett e Pierce) e di un super Rajon Rondo.

In questa serie parecchio insidiosa, gli Heat, grandi favoriti della vigilia secondo molti, si sono trovati (forse immeritatamente) subito avanti 2-0. Qui è uscito l’orgoglio dei “vecchietti” di Boston che, al Garden, hanno ottenuto due successi di fila impattando la serie. Gara 4 è stata una gara parecchio “chiacchierata” per via anche di alcune decisioni arbitrali ma alla fine non c’è stata una squadra favorita rispetto all’altra.

Da gara 5 in poi è iniziato il bello. I Boston Celtics sono riusciti ad espugnare l’American Airlines Arena e hanno messo in seria discussione Lebron James e coach Erik Spoelstra. Paul Pierce ha sparato la tripla decisiva proprio in faccia a “the King” e l’allenatore degli Heat si è preso le sue buone dosi di critiche anche in questa occasione per aver rilanciato Bosh durante la gara, salvo poi lasciarlo a riposo nei minuti finali quando avrebbe potuto dare un buon contributo.

Le ultime due gare della serie sono stati due episodi totalmente diversi tra loro ma che alla fine hanno dato lo stesso risultato e, manco a dirlo, gli elementi chiave di questa rimonta di Miami Heat sono stati proprio James e il suo allenatore.

Lebron James sta disputando un’annata fantastica e sta giocando sempre meglio ad ogni turno di playoff (nella serie con Boston ha chiuso con quasi 34 punti, 11 rimbalzi e quasi 4 assist di media). La sua prova in gara 6 è stata veramente pazzesca. In una gara in cui la pressione su di lui era ancora maggiore rispetto al solito, messo di fronte allo spettro dell’ennesima eliminazione, “il prescelto”, ha dato dimostrazione di una grande forza mentale, di essere un uomo in missione: 45 punti (19 su 26 con 2 su 4 da tre), 15 rimbalzi e 5 assist, in una parola, immarcabile. I varie Pierce, Bass e Pietrus, per citare i tre che più si sono presi cura di James (e per gran parte della serie con buoni risultati), in gara 6 non ci hanno capito molto. Chi ne ha risentito di più è stato Paul Pierce che in attacco ha giocato una gara pessima. Altro elemento chiave di questo successo, è stato l’aggiustamento difensivo apportato da Spoelstra che ha messo Wade sulle tracce di Rondo, lasciando Allen nelle mani di Chalmers.

In gara 7, un’altra mossa azzeccata dal coach di Miami, è stato l’inserimento di Bosh, sfruttato per allargare il gioco e per “trascinare” Garnett fuori dall’area. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Miami ha dato lo strappo nell’ultimo quarto, proprio grazie a Bosh, il più sottovalutato dei Big Three, che ha realizzato due triple (3 su 4 nella gara, career-high per lui in questa voce) e alcuni canestri dalla media distanza, chiudendo con 19 punti (8 su 10 dal campo, con 3 su 4 da tre) e 8 rimbalzi. Per sottolineare l’importanza di Bosh nella sfida decisiva della serie, nell’intervista post gara, Lebron James ha ammesso: “siamo contenti che sia tornato. Ci è mancato”.

Non è bastata ai Celtics la decima tripla doppia in carriera ai playoff di Rajon Rondo. Nota negativa per lui e Garnett che, a fine gara, sono andati direttamente in spogliatoio senza salutare i rivali. In pratica hanno fatto quello che lo stesso James ha già fatto in passato ma, a differenza di Lebron, non sono stati criticati.

Ora per James e soci arriva l’appuntamento più importante. La seconda possibilità di vincere il campionato a distanza di un solo anno dal primo tentativo. Per far sì che ciò accada, serviranno i Big Three al massimo della forma e che il cosiddetto “supporting cast”, che ha in Chalmers, Battier e Haslem i tre più efficaci esponenti, dia un contributo importante. Sarà questa la volta buona oppure James continuerà ad essere considerato un “LOSER”?