WESTERN CONFERENCE FINALS – OKC, la meglio gioventù

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All’inizio della stagione 2011-12 molti ritenevano i Thunder favoriti per l’approdo alle finali NBA date le potenzialità espresse nell’anno precedente e la giovanissima età del team unità al calendario della stagione ipercompresso. I primi mesi della regular season avevano accresciuto questa convinzione, con i Thunder regolarmente e saldamente in testa alla Western Conference e in lotta per il miglior record NBA.

Poi l’improvvisa, prepotente, e inaspettata per molti versi, ascesa di San Antonio aveva instillato diversi dubbi. Gli Spurs sono stati capaci di infilare una striscia di 12 vittorie di fila per chiudere la stagione al comando, seguite da due sweep ai danni di Utah e Clippers e, dato ancora più importante, da due impressionanti vittorie contro i Thunder nelle prime due gare della finale di Western Conference. A questo punto pochi avrebbe scommesso su OKC e pochissimi su una vittoria finale per 4 a 2. Gli Spurs sembravano una macchina perfetta, ogni giocatore di ruolo sembrava parte di un sofisticato ingranaggio, infermabile su entrambi i lati del campo. Eppure OKC è riuscita  nell’impresa.

Prima di analizzare i meriti dei singoli giocatori bisogna rendere un giusto omaggio a coach Brooks. Nei primi due atti delle serie è stato metaforicamente preso a schiaffi da coach Pop, incapace di leggere le mosse che il suo avversario gli proponeva sulla scacchiera della partita. La faccia di Brooks in gara 2 vale più di mille commenti: incredulo! Probabilmente si stava chiedendo come era possibile che nonostante gli 88 punti dei suoi big three gli Spurs stessero veleggiando verso la vittoria. Outcoached, outplayed scegliete il termine che più vi piace ma coach Brooks è uscito con le ossa rotte dalla trasferta in Texas.

Poi, in 48 ore, ha dimostrato di sapere reagire e di appartenere a questo livello. OKC non è arrivata alle sue prime finali solo per lo smisurato talento dei suoi giovanissimi giocatori ma anche per la capacità di leggere e riadattarsi alla partita del suo giovane coach. Difensivamente Brooks ha spostato Thabo su Parker, sfruttando un giocatore molto più alto e con braccia lunghissime per rallentare le penetrazioni del francesino e sfidarlo al tiro da oltre il suo range abituale (vecchio trucco già usato dai Bulls con Pippen su Stockton). In secondo luogo ha imposto ai suoi giocatori di cambiare sistematicamente sul pick and roll. Quest’ultimo accorgimento è stato ovviamente possibile grazie alle qualità atletiche di quasi tutti i Thunder che hanno la possibilità di reggere accoppiamenti anche con giocatori di ruoli diversi. Sul lato offensivo si è affidato, soprattutto nei minuti finali delle partite, a Harden come costruttore e gestore del gioco, utilizzando Westbrook lontano dalla palla. Il resto, è non è poco, lo hanno aggiunto Durant, Harden e Westbrook.

I Thunder sono il presente ma soprattutto il futuro della lega. OKC, se riuscirà ad estendere Harden, ha la possibilità di porre le basi per una dinastia che non ha niente da invidiare a quelle dei Bulls e Lakers.

Ovviamente la squadra non è perfetta, la gestione suicida dei minuti finali di gara 5 è un chiaro esempio, ma i margini di crescita sono infiniti vista la giovanissima (23 anni) età media del core della squadra. Westbrook ha ancora diversi problemi legati alle decisioni offensive, le sue letture sono, a tratti, alquante sospetto ed il passaggio, ed in generale la costruzioni di un gioco corale, non sembra essere il primo pensiero dell’ex UCLA. Certamente i suoi mezzi atletici e il suo mid range jump shot, ormai automatico, gli permettono di forzare e, spesso, non pagare dazio. Durant, forse per l’incredibile capacità realizzativa, non ha ancora esplorato a pieno il suo arsenale offensivo. Quando giochi small forward e misuri 2.08, con apertura di braccia di un 2.10/2.11, hai un chiaro vantaggio in termini di centimetri contro quasi tutti i pari ruolo nella Lega e, imparare a giocare in post basso è una necessità per costruire tiri ad alta percentuale, caricare di falli gli avversari e chiamare raddoppi.

Al momento KD è ancora all’abc in questo aspetto del gioco. Stesso discorso vale per Ibaka che non ha un movimento che uno spalle a canestro. Harden è, probabilmente, il più completo dei tre appena citato. Ottimo ball handling, capacità di penetrare e tirare dalla lunga e media distanza. L’unica pecca, ma probabilmente è un difetto genetico dei giocatori di OKC, è il gioco spalle a canestro che, soprattutto quando Harden gioca play con un quintetto alto potrebbe vederlo accoppiato contro un play avversario con chiaro vantaggio in termini di stazza fisica.

Ora OKC è attesa all’ultima sfida, quella che ci dirà se è già arrivato il tempo della meglio gioventù o se il futuro deve ancora aspettare.