A volte ritornano.

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Se ne era andato uscendo dalla stessa porta secondaria dalla quale era entrato. Dopo 13 stagioni di football giocato Randy Moss, senza che nessuno si fermasse a salutarlo, aveva annunciato il proprio ritiro nell’ agosto 2011, lasciando un senso di malinconia nei cuori di chi lo aveva amato e di liberazione in alcune stanze della NFL. Un campione sul campo, un grande atleta a detta di tutti gli esperti, con un carattere spesso mal digerito da una lega pronta a promuovere solamente gli aspetti positivi del proprio organico e a nascondere quelli meno da copertina.

Certo che le cose non sono mai andate nel verso giusto nella sua vita sportiva fin dagli anni del college. Buttate al vento le chiamate di Notre Dame (rissa) e Florida State (uso di marijuana) si rifugia nella natia West Virginia in un college minore, Marshall University. Coi locali Thundering Herd vittoria nel Ford Motor City Bowl contro la più quotata Ole Miss e numeri da record sul campo. Fuori dal campo dichiarazioni scomode, come quella sul tragico incidente aereo del 1970 “but it really wasn’t nothing big.“, neanche qui fecero una festa quando se ne andò.

Poi l’ NFL e il draft del 1998. Destinazione sicura Dallas all’ ottava chiamata, almeno così recitavano i numerosi mock draft dell’ epoca, salvo poi accorgersi che i Cowboys passarono sul ragazzo giudicato “instabile”. Preso alla ventunesima dai Vikings. A Minnesota trova due persone capaci di gestirlo nel miglior modo possibile, il coach Dennis Green e il compagno Cris Carter. L’ anno da rookie è forse la miglior stagione mai giocata da Moss e dai Vikings che chiuderanno con un record di 15-1. Due i cammei del ragazzo, la vendetta contro Dallas in Texas ma soprattutto la notte del Monday Night al Lambeau Field. Nella tana del nemico di sempre l’ incredibile e nuova macchina offensiva dei Vikings si rivela nel pieno del suo potenziale. La sfrontatezza di Randy Moss e Randall Cunningham ridicolizza Brett Favre e i Green Bay Packers. Il game plain di Brian Billick, offensive coordinator dell’ epoca, è quasi elementare, palla lanciata in aria e 40 yards dopo Moss a saltare, un gioco verticale a cui forse l’ intera NFL non è ancora preparata.

Sette anni coi Vikings tra elevate prestazioni sul campo e marachelle fuori, il matrimonio salta dopo l’ ennesima bravata. Due anni nel dimenticatoio ad Oakland con i Raiders, squadra mai competitiva in quel periodo, con una tifoseria poco propensa ad amarlo. Nelle due stagioni giocate in California più infortuni che giocate degne di nota. Nel 2007 viene “regalato” ai Patriots, sottostimato, quasi giudicato finito. Con Tom Brady inizia un ciclo più o meno vincente, colleziona yards su yards e contribuisce alla stagione quasi perfetta, quella delle 18 vittorie, con tanto di record per numero di TDs ricevuti (23). Perdera’ il SuperBowl e la massima consacrazione ad una brillante carriera.

Altri due anni con i Patriots, poi qualcosa inizia a incrinarsi nell’ equilibrio dello spogliatoio. Un’ ultima stagione quella del 2010 passata da zingaro. Scaricato dai Patriots dopo quattro partite per motivi ancora oggi inspiegati ma intuibili, Moss si riaccampa a Minnesota, alla corte dell’ amico Brett Favre. Un fugace passaggio però, dopo aver ricevuto in un grigio Monday Night contro i Jets il 500-esimo passaggio in carriera del quarterback leggenda, viene scaricato. Motivo; un polpettone indigesto mangiato in serata (“feed the food to his dog“). In verità quei Vikings sono una squadra allo sbando, totalmente da rifondare e con un capo allenatore che di lì a poco farà anche lui le valigie. Tagliato, trova rifugio nel Tennessee per le ultime otto gare. Con Fisher a fine ciclo Titans colleziona un totale di 6 ricezione ed 80 yards, roba da signor nessuno.

Nessuna pacca sulle spalle, neanche un grazie, lascia e si ritira, per un anno intero resta con la speranza (forse) che qualcuno lo chiami. Si dedica ad altro. Alla Inta Juice fondata nel 2006 o alla Randy Moss Motorsports, il team autobilistico fondato nel 2008 nella categoria NASCAR. Solamente un contatto con i New York Jets ai primi di luglio 2011, ma non è la squadra giusta probabilmente e preferisce restare a guardare.

Quando a febbraio 2012 decide che vuole tornare è lui l’ unico a crederci fino in fondo. Si fanno vivi i 49ers con piani da Super Bowl. Un anno di contratto, poi si vedrà. In estate si allena seriamente, conquista un posto nel roster nonostante la presenza di un collega campione del mondo e di un rookie nuovo di zecca. Si impegna a rientrare negli schemi disegnati per lui da Jim Harbaugh. Giocherà probabilmente solo qualche snap.

Si ma intanto domenica 9 settembre è San Francisco @ Green Bay. Secondo quarto della partita. Secondo e nove sulle 14 di Green Bay. Snap-pass-catch- TD Niners, TD Raaaandy Moss. Ancora lui, ancora una volta mostra la schiena (e non il sedere questa volta) al Lambeau Field. Il record di touchdowns di Jerry Rice è lì a portata di mano, forse, se le cose andranno per una volta nel verso giusto !