E se adesso…

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Corsi e ricorsi storici… Oggi come il 1988, anno in cui la superiorità schiacciante della McLaren-Honda, consentì alla scuderia di Woking di vincere 15 delle 16 gare in programma.

Sinonimi ma anche contrari, perché quella McLaren-Honda fu l’ultima vettura a motore Turbo prima di sposare la filosofia dell’Aspirato, fino al ritorno, quest’anno, del motore sovralimentato. Tutto torna.

Le analogie tra le due annate in questione, non riguardano però solo i motori o il dominio tecnico della McLaren di ieri come la Mercedes di oggi, anche perché quest’ultima è si alla terza vittoria su tre gare, ma la storia insegna che si vince solo sotto la bandiera a scacchi. Per qualsiasi dubbio in merito citofonare a J.R. Hildebrand e chiedere se ricorda ancora la Indy500 persa a 150 metri dal traguardo…

Esistono però analogie (o coincidenze) che si incastrano alla perfezione anche con qualche sbavatura. In quel 1988 è Ayrton Senna a firmare la prima Pole Position della stagione nel suo Brasile. In partenza però un problema al cambio costringe il brasiliano a scattare dai box col muletto. Operazione vietata che gli costerà la squalifica durante la gara. Vince Prost, il suo compagno. Il secondo Gran Premio si corre a Imola. Seconda Pole Position per Senna, e prima vittoria schiacciante nel Mondiale.

In questo 2014 Hamilton come Senna firma la prima Pole in Australia e si ritira in gara dopo pochi giri per un problema al motore (pardon, Power Unit!). Seconda gara in Malesia, seconda Pole per Lewis. In gara è dominio totale. Le coincidenze in qualche modo si fermano qui, ma è un misero dettaglio, perché dalla pista ci si sposta alla carta stampata.

1988, post vittoria di Imola, il settimanale AutoSprint titola: “E se adesso le vince tutte Senna?”. A Montecarlo Ayrton mette a repertorio il meglio della sua guida. Pole in prova, terza di sei consecutive, Senna in gara rifila distacchi da calendario a tutti. Poi si annoia, attacca la sua McLaren al guard rail a due passi da casa sua, e addio alla profezia di AutoSprint. “Mi sono distratto” dirà il brasiliano una volta sbollita la rabbia e raggiunto dai microfoni dei giornalisti.

Va meglio ad Hamilton che perde si la Pole per distrazione, ma si rifà in gara, prima con una partenza da antologia, poi con un duello all’arma bianca col suo “team mate” Rosberg, come non se ne vedeva uno così dal duello Arnoux-Villeneuve a Digione 1979. Infine la vittoria di forza, di prepotenza, di classe. Nulla può il tedesco che deve alzare il piede e chinare la testa, per questa volta…

Ecco, forse a questo punto, terminate le coincidenze, possono scattare le domande fatidiche: “La Mercedes vincerà tanto quanto la McLaren di allora?” ma soprattutto “E se adesso le vince tutte Hamilton?”